Daniza, parla l'uomo che ha sparato: "Non so cosa sia successo"
Dopo la morte arriva l'analisi degli esperti. “La telenarcosi era un'opzione possibile fin dall'inizio. L'abbiamo scelta perché la squadra di cattura si è trovata mercoledì sera nelle condizioni di poter tirare in sicurezza, da molto vicino. Non c'è stata nessuna overdose di sedativo”. Claudio Groff, responsabile “Grandi carnivori” del Servizio Foreste e fauna della Provincia di Trento, da anni segui il progetto “Life Ursus” in Trentino, compila accurati rapporti, monitora la popolazione di plantigradi che dal 2000 si è riprodotta fino ad una cinquantina di esemplari. Annota in un lungo dossier pubblicato ogni anno anche in Rete accoppiamenti, cucciolate, spostamenti e danni al bestiame e agli alveari. Dal 15 agosto, giorno in cui l'orsa Daniza ha ferito un dipendente delle funivie di Pinzolo nei boschi, è lui che supervisiona la caccia all'orsa, per conto della Provincia. Dopo due giorni dalla morte di Daniza, che ha avuto una eco mediatica impressionante, appare stremato. La confessione - Con Huffpost ricostruisce gli ultimi momenti di vita di Daniza, che ha commesso l'errore di tornare, al tramonto, vicino a una baita in Val Borzago (una laterale della val Rendena a sud di Pinzolo), per finire di mangiare una pecora che aveva azzannato poche ore prima. È lì, dalla finestra della baita, che i “tiratori scelti” della Forestale hanno lanciato il proiettile col sedativo che le è risultato fatale. “La nostra squadra era ad una distanza molto ridotta, c'erano tutte le condizioni per colpire l'animale nel punto gisuto, come in effetti è stato...”, ribadisce Groff. L'autopsia - "Non sappiamo cosa è andato storto. Solo i risultati dell'autopsia, tra qualche giorno, potranno fare piena luce. Il dardo ha colpito l'orsa nel punto previsto, il sedativo era stato stimato per 80 chili di peso, e Daniza ne pesa 106, lo sappiamo perchè era stata catturata anche l'anno scorso per inserire il radiocollare che non funzionava più”, afferma Groff. E ancora: "Non è assolutamente vero, il dosaggio era inferiore al peso dell'orso. Chi parla di overdose dice una cosa falsa. Lo stesso protocollo è stato usato con uno dei due cuccioli, che infatti ha sopportato bene l'anestetico". Infine a chi parla di un accerchiamento e di un assedio sull'orso, Groff risponde così: "Non è così. Posso assicurare che dopo il ferimento di un uomo il 15 agosto Daniza non ha mai avuto alcuna percezione di essere sotto osservazione, né delle trappole che erano state messe nei boschi per catturarla. Per certi versi, se l'avessimo presa con la trappola a tubo -un metodo più leggero della telenarcosi – al momento della sedazione sarebbe stata più stressata per via della trappola". Morto un altro orso - Intanto dopo la morte di Daniza un altro orso è stato ritrovato morto, stavolta in un bosco nei pressi di Pettorano sul Gizio, in Abruzzo. Gli agenti del corpo Forestale hanno escluso la presenza di ferite da arma da fuoco o altri traumi violenti e ritengono molto probabile che l'animale sia morto per avvelenamento. "Stiamo verificando l'identità dell'animale", ha detto il direttore del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm) Dario Febbo. Intanto si sa che è un orso marsicano (specie autoctona e protetta) maschio dell'apparente età di tre anni e del peso di circa 90 chili.