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Per parlare di gay ci voleva la battuta di Cassano sui froci

Lucia Esposito
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Prendiamola alla lontanissima. Sappiamo che esistono fenomeni sempre «notiziabili» e che tra questi ci sono i suicidi, gli stupri, gli incidenti sul lavoro, il bullismo eccetera: significa che sono così tanti e frequenti (tutti i giorni, in pratica) che in qualsiasi momento i giornali possono montare campagne e allertare l'opinione pubblica e pressare i legislatori. È accaduto spesso, e negli ultimi anni ci sono campagne che sono esplose quando i fenomeni paradossalmente erano in calo. Poi sappiamo, pure, che i giornali tendono a evidenziare le notizie non sulla base di una loro rilevanza assoluta, ma sulla base di quanto ritengono che possano riguardarci (noi italiani, nel caso) o di quanto le notizie si inseriscano nella traiettoria di altre notizie. Dunque un singolo omicidio può riempire pagine e talkshow mentre ci sono massacri sanguinari che proseguono da anni, per esempio in Africa, e che praticamente non esistono: poi magari ne parla Beppe Grillo, domani, e allora cambia tutto per qualche giorno. Lo stesso ovviamente riguarda i grandi temi, i dibattiti, le questioni etiche e civili che non invecchiano mai: ogni volta ci vuole un pretesto, una scusa, un caso scatenante o meglio risvegliante. Ecco, mettiamola così: siamo messi davvero male se per riparlare di omosessualità, per qualche minuto, abbiamo avuto bisogno di una battuta di Cassano sui froci. di Filippo Facci

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