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Facci: povero Orlando, Renzi lo ha fatto ministro al niente

Matteo Legnani
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Allora ricapitoliamo. Il Pd di Bersani, subito dopo le elezioni, nel suo programma citava una «legge contro la corruzione» e poi un'altra «contro la mafia», non una parola di più. Notare che nel frattempo una legge contro la corruzione era già stata fatta: si chiama legge Severino. In seguito il Pd di Bersani passava ai famosi «otto punti» di possibile convergenza con Grillo, ma la giustizia non era neppure sul podio essendo al quarto posto della lista: si auspicava una generica «giustizia e equità», una legge sulla corruzione (appena fatta, ripetiamo) e poi imprecisati interventi sul riciclaggio, sul falso in bilancio, sul voto di scambio e su altri temi «anticasta» nessuno dei quali strutturale, come si dice. Cioè: niente processo civile e penale né tempi del giudizio, impugnazioni, farraginosità varie, sistema carcerario, niente. Poi il Pd ha fatto le primarie. Gianni Cuperlo, in 22 pagine di programma, sulla giustizia non diceva niente. Pippo Civati, in ben 70 pagine, sulla giustizia, niente. E però Matteo Renzi, nelle sue 18 pagine di programma, sulla giustizia era chiarissimo: niente. Sinché la radicale Rita Bernardini, intervenendo giovedì alla manifestazione dell'avvocatura, annunciava la svolta: «La parola “giustizia”, nei programmi dell'incaricato Renzi, non esiste». Ora, affinché si occupi del niente che non esiste, Renzi ha scelto Andrea Orlando. di Filippo Facci

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