Costamagna

I terremotati contro Luisella: "Ci ha tappato la bocca"

Giulio Bucchi

Cosa devono sopportare, i cittadini dei Comuni dell’Emilia- Romagna colpiti dal terremoto. Dopo il sisma, venerdì sera sono stati usati per farcire il polpettone indigesto di «Robinson», la presunta trasmissione di servizio pubblico condotta da Luisella Costamagna su RaiTre. La lettera che ci ha scritto Camilla Ghedini, ufficio stampa della Confartigianato ferrarese, associazione invitata in collegamento  presso il castello estense a fare da comparsa alla trasmissione, esprime una composta indignazione.  Composta, perché i cittadini delle zone colpite sanno che tra sfollati, aziende danneggiate, morti, la capacità della Costamagna di condurre un programma giornalistico serio non è il problema maggiore. Ma l’indignazione resta,  perché erano stati invitati per parlare delle loro richieste, delle imprese che hanno bisogno di immediato sostegno, a fondo perduto, per sopravvivere, perché settori vitali come il manifatturiero o il biomedicale, che vede il modenese all’avanguardia in Europa, rischiano di non ripartire. Potevano mai immaginare che in due ore di trasmissione li avrebbero fatti parlare, saluti finali compresi,  dieci minuti?  «La faccio breve: la puntata non era evidentemente dedicata al terremoto», ci scrive Ghedini, «in studio si è parlato del successo del Movimento a 5 Stelle alle recenti elezioni amministrative, del microcredito, della legge elettorale, di Berlusconi. E ovviamente non sono mancate le battute di Antonio Cornacchione sul Bel Paese. I collegamenti con Ferrara sono stati due, tre con i saluti, per complessivi forse - e sono generosa - 10 minuti, distanziati oltre un’ora l’uno dall’altro. Gli ospiti - possono chiamarsi così in un simile frangente? -, peraltro in piedi, al freddo, come belle statuine, hanno cominciato a spazientirsi, alcuni ad andarsene. Confartigianato, rappresentata dal direttore Giuseppe Vancini e due imprenditori che hanno subito danni, è rimasta. Stessa cosa hanno fatto Unindustria, col direttore Roberto Bonora, e il sindaco di Poggio Renatico, Paolo Pavani. Gli altri no». La replica di Luisella Costamagna a Libero: "Io sono stata corretta" Ma che vuoi che sia un terremoto di fronte al vero tema caldo della puntata: Beppe Grillo. Il Movimento Cinque stelle. E poi altri argomenti di imprescindibile importanza: il microcredito. La legge elettorale, di cui frega solo a quei maniaci detti politologi. E l’inevitabile Berlusconi, perché se sei stata covata dal maestro Santoro, certi vizi non te li togli finché campi. «Però dopo un po’, io che pure stavo dietro», prosegue Ghedini, «sono sbottata con l’inviato, Flavio Soriga, che era in palese disagio ma probabilmente non aveva l’autonomia o la forza per dire in trasmissione che qui, a Ferrara, dove era lui, dove la terra trema da giorni, dove nel pomeriggio l’intera frazione di San Carlo era stata evacuata, la gente voleva parlare del terremoto. E se ne fregava bellamente di quel di tutto un po’ - non certo le nostre priorità immediate - di cui hanno trattato i big seduti in studio sollecitati da domande che nulla avevano a che fare con quanto si verifica qui, al Nord».  Quando la conduttrice dagli occhi di ghiaccio s’è svegliata dalla trance grillina e si è ricordata che aveva degli sfollati cui dare la parola, l’ha fatto così: «Ci colleghiamo con Ferrara, terra di agricoltori e allevatori, dove sabato notte c’è stato il sisma, con 7 vittime, 4 delle quali in fabbrica». Un riepilogo perfetto di luoghi comuni, operaismo d’accatto (ah! Quelle vittime in fabbrica, le altre tre non sono degne di star loro accanto) e palese misconoscenza della situazione locale. Ma come si fa a affidare una trasmissione di servizio pubblico a chi, parlando di Ferrara, un centro culturale di valore mondiale, in cui il tessuto produttivo è ricco e diversificato, esiste da decenni una solida e operosa borghesia descritta in celebri romanzi, rievoca ancora l’immagine della fertile campagna contadina? «Qui la mattina non si mungono solo le vacche prima di andare al lavoro, qui c’è gente che ha le mani nere perché sta spostando i cocci dei muri crollati delle proprie aziende, ci sono i funzionari delle associazioni che vanno in ufficio con l’angoscia nel cuore per i loro imprenditori, ci sono sindaci che vorrebbero non dovere passeggiare per i container per confortare le famiglie sfollate», lamenta Ghedini nella  lettera. Erano in collegamento perché speravano di essere utili segnalando i disagi più gravi, invece facevano parte della scenografia. «Un servizio credo costato qualcosa per la trasferta di inviato e operatori e macchinari. Oltre alla beffa, lo spreco», conclude Ghedini. E lo chiamano servizio pubblico. di Giordano Tedoldi