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Arrivano gli skipper della cocainaLa polvere bianca viaggia in barca a vela

I nuovi yuppies girano il mondo in barca a vela per "spacciare" tonnellate di coca

Lucia Esposito
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   Gli skipper della cocaina sono per lo più dei 40enni con la passione per l'avventura. Li definiresti degli yuppies solo un po' annoiati dalla vita d'ufficio e dalla routine; dei duri che a bordo di velieri e piccole motonavi importano dal Sudamerica tonnellate di cocaina purissima. I due che incontriamo, dicono di aver iniziato come prodieri a bordo del Blaus VII, un'imbarcazione che prima di essere sequestrata, veniva caricata con due o tre tonnellate di cocaina a viaggio; un veliero così grande da essere oggi adibito a nave scuola per i cadetti della marina militare portoghese.  Il crocevia Poi, l'incontro decisivo con il francese Stèphane Colas, un loro coetaneo originario di Plerin, e la decisone di mettersi in proprio. Colas è uno che ha iniziato stipando la sua imbarcazione con 400 kg di cocaina e che poi si è goduto i viaggi gentilmente offerti dai cartelli della coca, dal Venezuela a Madeira, alle Canarie, fino a quando non è stato beccato dalla polizia spagnola. «Il Venezuela - mi spiegano i due - è oggi il principale Paese utilizzato per l'invio di grossi quantitativi di cocaina in tutto il mondo». Le organizzazioni, ricorrono all'utilizzo di imprese commerciali e industriali ufficialmente dedite all'import-export, come attività di copertura, «tanto lì non hai controlli efficaci, e poi sei a un tiro di scoppio dai Caraibi con le sue isole così vicine al più grande mercato globale della cocaina», un crocevia ideale non solo per i carichi provenienti da Brasile, Perù, Colombia e Venezuela, «ma quadrante ideale per il riciclaggio di danaro, garantito da un'efficace sistema bancario». I due, da anni «nel giro», ne hanno viste di tutti i colori: oggi si sono ritirati, ma dicono, fino a poco tempo fa «abbiamo fatto parte di un gruppo ben strutturato, con tanto di yacht, barche a vela, catamarani e perfino motonavi; un gruppo al soldo della 'ndrangheta».  La mappa delle tratte Il personale è esperto e fidato, «gente che prima di ogni viaggio riceve le coordinate precise sul luogo del trasbordo: naturalmente sempre in alto mare, navi cargo e perfino da super petroliere con il trasponder spento anche per settimane, per non essere localizzati dalla Dea». Una volta scaricata sulle coste spagnole, la coca viene smistata alle varie organizzazioni e spedita a destinazione con ogni tipo di mezzo; dai tir controllati dalla camorra e dalla 'ndrangheta, a insospettabili corrieri che fanno scalo non solo in Italia, ma anche in Francia e Olanda a bardo delle loro auto. Un fiume senza sosta, come afferma un investigatore della direzione centrale per i Servizi Antidroga: «I cartelli della droga stanno adottando una strategia sempre più aggressiva ed espansionistica, con schemi di distribuzione in continua evoluzione. Fermarli è praticamente impossibile». Si pensi solo a un dato: il ricavato della vendita al dettaglio delle droghe (per lo più cocaina) è attualmente stimato a oltre 800.000 milioni di dollari l'anno: un importo perfino superiore al bilancio nazionale di molti Paesi. Gli skipper della cocaina sono solo l'ultima trovata dei cartelli della droga, tanto più efficace se si considera che l'80% della cocaina viene oggi trasportata via mare: «Ci sono degli skipper, che come noi, seguono la rotta atlantica, con yacht e catamarani e che si riforniscono al largo delle coste colombiane o brasiliane su delle vere e proprie piattaforme montate e smontate nel giro di poche ore; quelli che fanno rotta verso il sud Pacifico e che portano i carichi a destinazione in Australia, dopo aver caricato in Perù, e quelli che seguono la rotta latino-americana, fino agli Stati Uniti, al Canada e all' Europa».  Approdi sicuri Esistono skipper e corrieri della droga, pagati dalle loro organizzazioni per scoprire nuovi approdi sicuri. Come le nuove rotte per l'Africa, dove esistono da alcuni anni veri e propri depositi attrezzati di tutto punto. «Una sorta di base di stoccaggio ideale, perché i controlli sono pochi, e la corruzione è diffusa». Così Capo Verde si è oggi trasformata in una vera e propria sede di comando e controllo operativo scelto da alcuni dei più importanti narcotrafficanti. Nella top list africana figurano pure Ghana, Nigeria e Costa d'Avorio. Grazie agli skipper della coca, «la droga imbarcata dai porti di Brasile, Suriname e Venezuela, giunge al largo delle Isole Canarie, di capo Verde e delle Azzorre per essere trasbordata su battelli da pesca provenienti dal Senegal, Togo e Ghana». Da qui, i narcotrafficanti provvedono al trasporto diretto in Spagna e Portogallo, decidendo di volta in volta se inviare parte del carico in Paesi come Togo, Ghana e Guinea Bissau per parcellizzare le partite di droga, aumentarne il prezzo al dettaglio, riducendo al massimo il rischio di sequestro. Un sistema di diversificazione delle rotte battute dagli skipper e dagli equipaggi di navi mercantili che è oggi facilitata da nuove rotte di transito in diverse regioni dell'Africa centrale e del sud-est asiatico. Fermarli, è come cercare un ago in un pagliaio.  Leonardo Piccini      

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