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G8 di Genova, la Cassazione: "La polizia ha gettato discredito sull'Italia"

La Corte spiega la sentenza di condanna ai vertici della Polizia: "Alla Diaz fu un esercizio di violenza, un massacro ingiustificabile"

Giulio Bucchi
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L'irruzione alla scuola Diaz di Genova nella notte del 21 luglio 2001 durante il G8 è stato un "puro esercizio di violenza", caratterizzato da un "massacro ingiustificabile da parte degli operatori di polizia" che ha gettato "discredito sull'Italia agli occhi del mondo intero". E' durissima la motivazione della sentenza con cui la V Sezione penale della Cassazione, lo scorso 5 luglio, ha convalidato le condanne per falso aggravato nei confronti degli allora vertici della polizia dichiarando invece prescritto il reato di lesioni per i poliziotti. Parlando dei pestaggi durante il G8, la Corte non fa sconti né ai dirigenti né ai poliziotti. I relatori Piero Savani e Stefano Palla hanno parlato di "condotta   cinica e sadica degli operatori di polizia", di "un massacro ingiustificabile". La definizione che torna più spesso, quasi uno slogan, è quella coniata da Michelangelo Fournier, allora capo del settimo nucleo che fece irruzione alla Diaz: "macelleria messicana". La Cassazione definisce poi "odioso" l'atteggiamento degli allora vertici della polizia, tra i quali Gilberto Caldarozzi, Francesco Gratteri, Giovanni Luperi e Vincenzo Canterini sul mancato pentimento o quanto meno sul "ravvedimento" dei fatti della Diaz. . Quella notte furono 93 le persone coinvolte nel blitz, tra arrestati e feriti. "Carta bianca" sulle violenze - La Cassazione mette poi in evidenza come l'irruzione nella Diaz sia stat organizzata senza "indicazione per via gerarchica di ordini a cui attenersi". Il risultato fu una specie di "carta bianca nell'uso della forza connaturato all'esecuzione dell'operazione". Pesante il giudizio sul comportamento delle forze dell'ordine, che secondo la Corte avrebbero usato violenza su persone "all'evidenza inermi, alcune dormienti, altre già in atteggiamento di sottomissione con le mani alzate e, spesso, con la loro posizione seduta, in manifesta attesa di  disposizioni, così da potersi dire che si era trattato di violenza non giustificata e punitiva, vendicativa e diretta all'umiliazione e alla sofferenza fisica e mentale delle vittime".  Le responsabilità di De Gennaro - In un passaggio del dispositivo si sottolinea la responsabilità dell'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro. Quando, il 21 luglio 2001, alla fine della manifestazione del G8, diede "la direttiva di affidare a Nicola Gratteri il compito di effettuare perquisizioni l'obiettivo era quello di "riscattare l'immagine della polizia". "Era stato ben compreso sia dal prefetto Andreatti che da tutti gli altri protagonisti delle riunioni preparatorie dell'irruzione, tenutesi in questura, che l'immagine della polizia doveva essere riscattata - scrive la suprema Corte -, essendo apparsa inerte di fronte ai gravissimi fatti di devastazione e saccheggio che avevano riguardato la città di Genova e il 'riscatto' sarebbe dovuto avvenire mediante l'effettuazione di arresti, ovviamente dove sussistenti i presupposti di legge". Quell'operazione è poi degenerata in un vero e proprio blitz "militare".

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