Piove, governo tirchio

A Napoli piove e de Magistris piange: "Dateci altri soldi"

Roberto Procaccini

Come sempre, quando piove la colpa è del governo. In questo caso di quello dei Professori, colpevole di non investire su Napoli. 56 millilitri di pioggia mettono a soqquadro la terza città d'Italia e il suo sindaco, Luigi de Magistris, fa autocritica in questi termini: chiedendo soldi da Roma. "Napoli vive sempre giornate infernali. Ieri sono state le fogne, oggi può essere altro - è la premessa, poco incoraggiante per i cittadini partenopei, di Giggino 'a manetta - Fa male che il Governo sottovaluti la situazione che vive la città e che non ci siano investimenti importanti per Napoli". Eccolo arrivare al punto: la sua risposta alla debacle di ieri, una città paralizzata dal primo acquazzone autunnale, si risolve nella richiesta di investimenti. "Importanti", sottolinea il sindaco, mica di poco conto. E dire che il capoluogo campano spende già una cifra considerevole per fogne e gestione delle acque: venti milioni di euro all'anno, nei quali sono inclusi cinquecento dipendenti e gli appalti a due ditte esterne. Per non parlare dei circa trentaquattro milioni (ventitré già approvati) di finanziamenti europei per due collettori da costruirsi. Ma per de Magistris non basta, serve di più. Monti non può dimenticare, sostiene il sindaco, che Napoli "si tiene in piedi solo grazie alla determinazione delle persone". Guerra tra (enti) poveri - La prima puntata dei conflitti istituzionali scatenati dal nubifragio di ieri è Palazzo San Giacomo contro Ferrovie dello Stato. La stazione della metropolitana di piazza Garibaldi si allaga e de Magistris prende subito le distanza: "Non è competenza nostra" ha twittato. La seconda puntata vede il Comune contro le Municipalità, il livello amministrativo più basso. "Lì sono trecento dipendenti comunali preposti alle fogne - ricorda Tommaso Sodano, il vicesindaco - spetta a loro pulire le caditoie per agevolare l’afflusso dell’acqua piovana". I fognatori alla dipendenza diretta di Palazzo San Giacomo sono circa duecento, quindi, "ma il vero problema è l’età media - aggiunge il vicesindaco - sono quasi tutti sessantenni sulla soglia della pensione, molti dei quali non più idonei a svolgere le loro mansioni". Qual è la soluzione dell'empasse per Sodano? Coordinare meglio le operazioni accentrandole su Palazzo San GIacomo e "togliendo alle singole municipalità una competenza che, evidentemente, non esercitano fino in fondo". Anche in questo caso, nella sostanza, la colpa non è del Comune.