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Vacanze della MadonnaBoom del turismo religioso

San Pietro ha il record italiano, resiste Padre Pio. Ma Madjugorje scalza Lourdes

Lucia Esposito
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  di Caterina Maniaci Il sacerdote alza lentamente l'ostia  con un gesto che sembra interminabile. I banchi davanti a lui sono pieni, nonostante sia un giovedì mattina di fine ottobre. I fedeli fanno un segno della croce, lentamente. La messa si celebra nel silenzio, mentre giunge un flebile suono di vento tra gli alberi e lo scroscio dell'acqua di un fiumicello. Altro che urla scomposte e canti sgangherati, fumi di incenso e bancarelle cariche di statuette ormai in gran parte made in China. Ecco il pellegrinaggio che forse non ti aspetti, in un tempo rimasto sospeso nell'eterno, nel santuario di San Francesco di Paola, in Calabria. I pellegrini, qui, affluiscono numerosi da sempre, da quando, attorno agli anni 1435-1452,  iniziò l'esperienza eremitica e francescana di Francesco Martolilla, poco più che ragazzo, nato a Paola il 27 marzo 1416 e morto il 2 aprile 1507. Una storia intessuta di fatti miracolosi, con la costruzione di un santuario e la nascita di un nuovo ordine religioso, quello dei Minimi, fino a oggi, con   un milione di persone che arrivano qui ogni anno.  Il santuario è stato scelto, quest'anno, come sede per Aurea, la borsa del turismo religioso e delle aree protette. L'iniziativa, ideata nel 2004 da Spazio Eventi e  sostenuta dalla Conferenza episcopale italiana, per due giorni, il 25 e il 26 ottobre, ha fatto incontrare cinquanta buyer (compratori) internazionali  con i «venditori» di pacchetti turistici religiosi, pronti a convogliare anche in terra calabra l'enorme afflusso dei viaggiatori in nome della fede. Perché il dato numero uno, in questo settore, è che il mercato, nonostante la crisi, regge: si va molto meno in vacanza, tramontano i viaggi di lusso ed esotici, ma non i pellegrinaggi. Magari diminuiscono i giorni a disposizione - invece che una settimana si scende a tre-due giorni - lo stile spartano si impone: più Case del pellegrino, più ospitalità in abbazie e conventi, meno alberghi. Aumentano i visitatori dei musei diocesani e tornano i auge gli antichi «Cammini», sulle orme di san Francesco, ma anche su dimenticate rotte dei pellegrini medievali,  e cambiano anche le mete. Nel 2011 Medjugorje ha, sia pure di poco, «scalzato» Lourdes dal primo posto, come meta di pellegrinaggio più richiesta, mentre in Italia la classifica resta sempre guidata da Roma con la basilica di San Pietro, seguita da San Giovanni Rotondo e i luoghi di Padre Pio, da Assisi e San Francesco, il santuario della Madonna di Loreto, quello di Pompei e di Sant'Antonio da Padova. Nel 2008 l'OMT - l'Organizzazione Mondiale del Turismo - ha registrato circa 330 milioni di viaggiatori verso luoghi di fede, per una spesa complessiva di 18 miliardi di dollari; a livello italiano erano circa 40 milioni. Numeri notevoli, ma difficili da calcolare, tanto che questi dati ufficiali sono rimasti fermi al 2008. Per questo la Cei, come ha ricordato monsignor Mario Lusek, direttore dell'Ufficio Nazionale per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport, pensa di istituire un Osservatorio permanente per monitorare il flusso dei pellegrini, anche in vista dei grandi numeri che ci si aspetta durante l'Anno della Fede, indetto da papa Benedetto XVI in questi giorni e che si chiuderà nel novembre 2013. E se  la top ten dei santuari rimane quasi invariata, si stanno riscoprendo mete  «alternative» e  suggestive. Come la Certosa di Serra San Bruno, nel cuore più selvaggio della Calabria, dove arrivano circa 27mila persone all'anno: qui non si trovano alberghi, bancarelle, chiese ricolme e processioni di giorno e di notte. Invece, ci sono chilometri e chilometri da macinare in mezzo ai boschi,  per arrivare ad un antico monastero, in cui non si può entrare se non in un museo ad hoc allestito nella parte più esterna del complesso monastico, in cui si scopre che esistono  uomini capaci di pregare sei-sette ore al giorno, di vivere in una cella, senza parlare e senza mai usare un cellulare o guardare la tivù. Una follia, che continua ad affascinare da secoli.  

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