Genova, ricatto sessuale a scuola: "Dammi 100 euro, o denuncio una violenza"
"Ora mi dai 100 euro o dico che mi hai violentata, ho il tuo dna addosso". Questo il ricatto di tre ragazze minorenni per ottenere soldi. E' successo quest'inverno, nel cortile di un istituto professionale, comune di Genova, su un'altura che guarda le ex acciaierie e l'aeroporto. A rivelarlo è il Secolo XIX che ha raccontato dell'escamotage che tre ragazze avrebbero messo in atto in una scuola genovese durante la ricreazione per ottenere soldi. Prima la proposta, poi il consumo. "Volete scopare?", una frase volgare ed efficace per attirare qualche coetaneo. Dopo il "consumo", il ricatto. Un ragazzo vittima però ha avuto paura, non ha pagato, ma ne ha parlato con un professore che si è subito mobilitato chiamando la polizia. Allarme sesso - Se il professore si era allarmato, per la polizia la chiamata si rivela quasi una comunicazione di routine: "Sono cose successe già in altre due scuole genovesi, non è la prima volta". La risposta data dagli agenti suona come una conferma di quello che oggi si potrebbe chiamare "allarme sessualità adolescenziale". D'altronde non bisogna andar lontano con i tempi per trovare storie simili a quella di Genova, basti pensare alle baby prostitute dei Parioli, imitate dalle baby prostitute di Sanremo. Sono storie separate, ma la radice è la stessa, ragazze minorenni che sempre più spesso entrano nel mondo del sesso da giovanissime, magari tramite la rete. Il sexting - L'ultima tendenza diffusa e conosciuta da qualche tempo è stata ribattezzata sexting, unione delle parole inglesi sex (sesso) e texting (inviare SMS). L'attività consiste nell'invio di messaggi sessualmente espliciti e/o immagini ad alto tasso erotico e pornografico. La pratica del sexting è stata più volte citata anche nei racconti delle baby squillo di Sanremo, che emulavano le coetanee del quartiere Parioli di Roma. Come riporta il Secolo XIX "il fenomeno è iniziato negli Stati Uniti, su Shapchat, l'app che i teenager Usa scaricano principalmente per il sesso. La pratica segue un rituale ben preciso: ci si fotografa o ci si filma con il telefonino, nudi, spesso in pose provocanti. Lo si fa di nascosto dai genitori e si inviano le immagini. Così si diventa autori di pornografia, spesso con proposte di sesso a pagamento"."Abbiamo inviato al cliente foto che ci ritraevano nude, a me ha mandato una ricarica di 15 euro, a Chiara di 10", hanno raccontano le baby squillo di Sanremo.