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Intervista a Gregory Alegi: il 25 aprile e le due Italie del cielo

Giulio Bucchi
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"Al Nord si decollava per difendere le città italiane, al Sud per dare appoggio alle truppe italiane nei Balcani. Ed è per questo che non ci fu guerra civile nell'aria". Così Gregory Alegi, docente di Scienze delle Americhe all'Università Luiss Guido Carli di Roma e di Scienze Aeronautiche all'Accademia Aeronautica, commenta nascita ed epilogo dell'epopea delle aviazioni di Salò e Brindisi nel biennio '43 - 45. Qual era la differenza tra ICAF e ANR? "Per prima cosa, la forza aerea di Brindisi non si chiamò mai ICAF. Non voglio bacchettare nessuno, però Italian Cobelligerent Air Force è un'etichetta nata tra gli appassionati di modellismo di lingua inglese". E allora come si chiamava? "I documenti continuano a chiamarla Regia Aeronautica fino al giugno 1946. La parola cobelligerante era un aggettivo, non un nuovo nome". Ed era una forza armata efficiente? "Nei limiti in cui il sacrificio superava la diffidenza dei comandi anglo-americani a concedere all'ex nemico autonomia operativa. Una situazione frutto del poco spazio che Londra, cui Washington aveva riconosciuto la primazia nel Mediterraneo, era disposta a concedere all'Italia". Fu così anche per i reparti aerei di Salò? "Fino a metà 1944 le due aeronautiche si mossero quasi in parallelo: gli effettivi a disposizione di Brindisi e di Salò erano circa 15mila per parte; spesso i pochi aerei disponibili volavano con la cannibalizzazione di mezzi non più operativi. Persino l'entrata in combattimento dopo l'armistizio fu quasi simultanea: regi o repubblicani, gli aviatori italiani tornarono in azione tra fine '43 e inizio '44. Più che di Aeronautiche complete si trattava di unità combattenti al fianco dei due schieramenti". Piloti italiani contro altri piloti italiani? "No, scontri tra le due forze non ce ne furono. Al Nord la funzione principale fu la difesa delle città italiane, al Sud l'appoggio alle forze italiane nei Balcani. Ed è per questo che non ci fu guerra civile nell'aria. Molti aviatori avevano combattuto insieme in Spagna, in Etiopia e poi fino all'Armistizio. Non provavano odio e rancore tra loro, ma interpretavano diversamente il continuare a compiere il proprio dovere in quella anomala situazione". Cosa vuol dire? "Che la scelta di aderire all'una o all'altra parte fu spesso dettata dalle circostanze. All'annuncio dell'Armistizio quattro su cinque si dispersero. Gli altri seguirono i propri comandanti, i colleghi o l'origine familiare. Tra chi scelse di combattere, alcuni continuarono ad attaccare le Fortezze Volanti come dal 1940. Altri cercarono di limitare i danni all'Italia, sia costruendo un rapporto con gli Alleati sia, se fossero stati chiamati a bombardare il proprio Paese, facendolo con più attenzione". Ingenuità diffusa? "Ingenuità e buona fede. Pensi che quando il maggiore Adriano Visconti firmò la resa del I Gruppo Caccia ai partigiani e a un generale del Sud, chiese di tornare in servizio con la Regia Aeronautica. A lui e a chi lo aveva seguito la scelta di contrastare in quota lo stesso nemico che aveva martellato le città della Penisola prima e dopo Cassibile sembrava solo continuità operativa". E invece Visconti fu ucciso a tradimento... "La sua triste fine ha colorato retrospettivamente l'interpretazione dell'ANR. Ma ingenuità c'era anche al Sud, nell'illusione che i mesi di cobelligeranza avrebbero cancellato gli anni mussoliniani. Temendo che la fine delle ostilità in Europa comportatasse una perdita di peso della già poco influente Italia di Badoglio, per mantenere un ruolo anche nel nuovo contesto si pensò addirittura a inviare squadriglie di aerosiluranti nel Pacifico contro il Giappone". I piloti non si scontrarono mai in volo ma nell'Aeronautica Militare i rapporti non saranno subito buoni... "Finché combatterono, le due forze tentavano di dimostrare che gli italiani erano affidabili sul piano militare e politico, al fine di strappare più autonomia ad Alleati e tedeschi. Dopo due anni di incertezza, nel 1947 le dure clausole del trattato di Parigi penalizzarono molto l'Aeronautica e la ridussero al lumicino. Va da sé che gran parte dei posti toccò a chi era già all'interno della forza armata, vale a dire da chi stava al Sud". Quanto tempo ha impiegato l'Aeronautica Militare ad accettare l'esperienza dei "colleghi" del Nord? "La guerra fredda favorì il rientro in servizio di molti ex dell'ANR. Per la storiografia c'è voluto più tempo. Trent'anni fa, quando iniziai le mie ricerche, Salò era tra gli argomenti tabù. Oggi al Museo Storico dell'Aeronautica sono esposti fianco a fianco gli aerei con le coccarde del Sud e i fasci dell'ANR, che ricordano al visitatore quel terribile periodo e lo invitano a riflettere su un momento durissimo della storia della nostra aviazione e della nazione alla quale appartiene". di Marco Petrelli twitter: @marco_petrelli

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