Errori giudiziari

L'ex pm Antonio Ingroia lo fa arrestare, ma dopo 10 anni si scopre l'errore di omonimia

Giovanni Ruggiero

Mohamed Salim, cittadino bengalese, ha passato gli ultimi dieci anni sotto indagine con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata all'immigrazione clandestina. Ha trascorso un anno agli arresti domiciliari. Ha rischiato fino a 15 anni di carcere, se il suo avvocato non fosse riuscito a dimostrare che Salim era solo omonimo dell'uomo che la procura di Palermo cercava. A portare avanti le indagini all'origine del calvario di Salim, scrive affaritaliani.it, era l'ex pm Antonio Ingroia, astro nascente e calante alle elezioni politiche 2013. L'errore - L'inchiesta è partita dall'intercettazione di un cittadino albanese che parlava in italiano, cioè l'omonimo di Mohamed Salim. Questo faceva parte di un'organizzazione che procurava falsi documenti e assunzioni a migranti irregolari. Ingroia manda la polizia giudiziaria ad arrestare Salim, ma trovano il bengalese e non l'albanese, due che in comune hanno appena il nome. Il Salim bengalese non parla italiano, ha una residenza diversa dall'omonimo albanese, così come è differente lo stato di famiglia. L'uomo che dal 2004 ha conosciuto prima il carcere e poi gli arresti domiciliari pur essendo completamente estraneo ai fatti è anche dializzato. Difficile per uno nelle sue condizioni fare la spola tra i Balcani e l'Italia a far traffico di vite sui gommoni. Dopo l'arresto, i domiciliari e la lunga durata delle indagini, finalmente d'accordo con il pm, che oggi è Carlo Lenzi, Mohamed Salim è stato assolto dai giudici.