Diffamazione, il caso

Disse "brutta testa di cazzo" al sindaco omofobo. Il pm assolve e spiega: "Reazione sin troppo conenuta"

Andrea Tempestini

"Brutta testa di cazzo" al sindaco? Non è diffamazione. Anzi, per il pm la critica è fin troppo contenuta perché il primo cittadino è dichiaratamente omofobo. E' il principio sancito da un pubblico ministero di Busto Arsizio, poi messo nero su bianco dal sostituto procuratore di turno. Una sentenza che salva dall'accusa di diffamazione un giovane bocconiano che si era sentito offeso dalle dichiarazioni espresse in un vecchio filmato da quello che, successivamente, sarebbe divenuto sindaco di Sulmona, Fabio Federico. La dichiarazione - La vicenda è piuttosto lunga, e viene narrata dal sito giustiziami.it. Tutto, come detto, nasce per quel videomessaggio registrato da Federico anni prima di diventare sindaco, ex An poi Pdl, di Sulmona, dove viene eletto nel 2013. Tra le dichiarazioni più controverse, questa: "Se hai degli ormoni maschili e un genoma maschile, fai il maschietto. Il contrario è fuori natura, ci sono delle possibilità di composizione intermedie di questi assetti genetici. Ci sono delle aberrazioni genetiche che determinano il fatto che non si sia né perfettamente uomo e né perfettamente donna". Rivolta gay - Il video di Federico, che prima di essere sindaco è medico, finisce su YouTube nel 2011. Immediato lo scandalo e la sollevazione nella comunità gay per la provocazione da campagna elettorale. Sui siti in molti ricoprirono di insulti quello che sarebbe poi diventato sindaco, che dopo la vittoria alle urne segnala il fatto alla pubblica autorità: 36 querele per 36 internauti. La Procura di Sulmona indaga, spezzetta il fascicolo in 36 parti - coincidenti con le residenze dei querelati - e trasmette gli atti agli uffici competenti, in soldoni quelli del luogo dove gli insulti-web erano stati digitati. Lo scorso aprile arrivarono i primi avvisi di conclusione delle indagini. La frase nel mirino - Uno dei querelati e poi indagati era di Busto Arisizio, in Brianza, il giovane bocconiano di cui abbiamo scritto all'inizio dell'articolo, che sul web aveva sbottato: "Fai la femminuccia...fai il maschietto...come se fosse una scelta! Ma brutta testa di cazzo...il problema della società è la tua ignoranza e il fatto che tu sia sindaco!". Il fascicolo relativo al giovane è stato raccolto dalla pm Francesca Parola, che chiede l'archiviazione dell'indagato e spiega: "Nell'immediatezza del fatto, (...) di fronte a dichiarazioni rese in pubblico da un soggetto politico di spicco, quei commenti rappresentano l'immediata reazione, anche sin troppo contenuta rispetto alla gravità delle diffamazioni i chiaro stampo omofobo". Attenuanti - Per il giudice, insomma, la reazione del giovane bocconiano fu "sin troppo contenuta". E ancora, scrive il pm, "sussiste nella sua massima estensione l'attenuante della provocazione, come meglio illustrato dalla memoria difensiva" depositata da Barbara Indovina, legale del ragazzo. In conclusione, per il pm, "non si ravvisano gli estremi della diffamazione". Accolta in pieno, dunque, la tesi della difesa.