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Etihad in Italia per trovare la hostess perfetta: alta, bella e internazionale

Francesco Rigoni
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Neo-laureati, disoccupati di ogni genere, semplici curiosi, ma anche professionisti iperqualificati o precari del settore. Si vede di tutto nella hall dell'albergo fiorentino scelto da Etihad per la quarta tappa degli open day con cui la compagnia aerea cerca personale. Non solo italiani, tanti stranieri: Lituania, Egitto, Russia, Romania, un gruppo di tre asiatiche impeccabili con lo chignon d'ordinanza e il look rubato al manuale della perfetta assistente di volo. Prima prova: tatoo, piercing e altezza - La prima selezione, raccontano Maria Corbi e Lorenzo Vendemiale per La Stampa, è già al momento della registrazione, con una domanda a cui non si scappa: "Ha tatuaggi o piercing? Se si, può indicare dove su questa cartina del corpo umano?". Non c'è speranza per chi ha tatoo o anelli troppo visibili: E neppure per chi non è abbastanza alto: bisogna raggiungere con la mano la soglia di 210 centimetri, l'altezza del vano bagagli sull'aereo. "Siamo più eleganti e moderni degli altri" - Chi passa la prima selezione, ascolta attento le parole dei selezionatori, tra cui c'è anche un'italiana, Giada. "Etihad è speciale", dice Perth, suo collega indiano. "Siamo differenti, più eleganti, più moderni degli altri". "Crescita" ed "evoluzione" sono le parole che ricorrono più frequentemente nel corso della giornata. I selezionatori di Etihad continuano a parlare della loro Disneyland volante: non più viaggio, ma soggiorno di lusso per il globo. Per cui servono volti freschi e sorridenti, assistenti al passo coi tempi. Selezione feroce - Solo in dodici candidati passeranno la scrematura di metà giornata, dopo la valutazione dei curriculum, un test scritto d'inglese e alcune prove di "conversation". Siamo in Italia ma d'italiano neanche una parola: la lingua è fondamentale, per questo gli stranieri paiono avvantaggiati. Difficile individuare i criteri di scelta. Sicuramente l'inglese, poi la bella presenza, ma soprattutto il portamento. Durante l'Open day più volte è stato ripetuto che a bordo l'Islam non c'entra nulla. Ma la domanda è lecita: avranno tolto pure il versetto del Corano che l'altoparlante diffonde prima di ogni decollo? Chissà. La strada è ancora lunga - Di certo, anche per i 12 prescelti la strada è ancora lunga: altre prove di gruppo e individuali per raggiungere l'intervista conclusiva in serata. Poi l'attesa di una telefonata positiva, per accedere ai corsi di formazione nella Training Academy di Abu Dhabi e all'ultimo, decisivo esame per entrare nel magico mondo di Etihad. Dove è tutto oro quel che luccica.

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