Andrea Gasparro, professore di ruolo a 20 anni
Nessuna fuga di cervelli all'estero né giaculatorie sul futuro dei giovani né, tantomeno, peana o intemerate sull'inutilità del sistema scolastico che non coglie le opportunità e non valorizza gli studenti: anzi. E, tutto questo, per giunta, continuando a rimanere in Italia. Se è vero almeno il 50% dei «luoghi comuni» appena accennati, per bilanciarne l'altro 50 serve prima di tutto un ingrediente base: studiare per davvero. Se non lo avesse fatto come Dio comanda, a quest'ora Andrea Gasparro non si troverebbe a rivestire i panni del ventenne più famoso del giorno e quello di più giovane insegnante di ruolo della scuola italiana. Avete letto bene: di ruolo, a vent'anni, un giovane del Mezzogiorno vince un concorso ministeriale per una cattedra in quella stessa scuola in cui il grosso dei suoi colleghi passa pure 30 anni alla finestra prima dell'immissione in ruolo. Non solo: Andrea, quel concorso l'ha vinto due anni fa, quando ne aveva ancora 18 e si era appena diplomato all'istituto per geometri “Di Palo”. Lo stesso che ha dimostrato - non foss'altro che per questo specifico caso - di assolvere la propria funzione, cioè individuare le eccellenze e promuoverle, nel loro interesse ma anche in quello più generale del sistema scolastico. Infatti Andrea Gasparro, classe 1994, salernitano doc, se non avesse avuto degli insegnanti attenti non avrebbe saputo nulla di quel bando. Una bella storia raccontata ieri dal Mattino. «Furono gli insegnanti a suggerirmi di partecipare» dice a Libero lo “stordito” ventenne passato in soli quattro mesi dai banchi di scuola alla cattedra del prof. Allora Andrea, è una giornata convulsa a quanto sembra. «Sì, mi stanno chiamando in continuazione, non so cos'altro dire. Spero non duri a lungo, sono frastornato. Mi considero uno discreto, non amo la ribalta». È giusto definirti il più giovane prof italiano? «Penso di sì, a quanto pare è così». Ci risulta che fossi bravo a scuola e perciò i tuoi docenti ti spinsero a partecipare al concorso... «In effetti è andata proprio così, furono i prof ad avvisarmi che c'era ed io vi partecipai». E vincesti... «Non vinsi subito, mi piazzai bene. Poi, grazie ad uno scorrimento di graduatoria oggi mi trovo qua». Insegnerai tecnologia dell'edilizia dunque. «Per essere precisi, la cattedra si chiama “Laboratorio per l'edilizia ed esercitazioni topografiche”, insegnamento specifico per gli istituti tecnici per geometri». Perché tu sei un geometra. Diventerai poi anche ingegnere? «Lo spero, sono iscritto alla facoltà, vedremo». Come si può insegnare senza la laurea? «Trattandosi di un'unica classe di concorso specifica non era richiesta la laurea, bastava il diploma. Nel mio caso quello di geometra». Hai pure già firmato al Provveditorato? «Sì, dovrei entrare a regime nel giugno 2015 per poter poi iniziare la mia avventura nel settembre successivo». Sai già dove andrai? «No, di certo in provincia di Salerno ma di preciso ancora non so». Un lavoro subito e pure vicino casa. Tutta fortuna? «Questo non lo so. Io mi impegno intanto». intervista di Peppe Rinaldi