Stato di orecchioni

Intercettazioni, spendiamo 225 milioni. Milano e Palermo le più costose

Giulio Bucchi

  Una pioggia di milioni di euro per pagare lo "Stato orecchione". Le intercettazioni sono costate alle casse pubbliche 225.9 milioni di euro nel 2011, l'1,9% in più rispetto al 2008, per 135mila utenti controllati. Alla faccia della riduzione delle spese. E nella speciale classifica delle Procure più spendaccione e con le cornette del telefono più calde, spiccano Milano e Palermo: hanno speso rispettivamente la bellezza di 36,2 e 32,1 milioni di euro. Nel 25° rapporto Italia 2013 dell'Eurispes si sottolineano anche esempi virtuosi: Campobasso, per esempio, ha speso in intercettazioni "solo" 239.723 euro, Potenza e Salerno 1,2 milioni. Le intercettazioni sono per la maggior parte telefoniche (121.072 bersagli), sequono quelle ambientali (11.888) e quelle informatiche/telematiche (2.573). Il paradosso è che se il numero di intercettati è in calo (nel 2010 erano 139mila), non accade così con il numero complessivo di intercettazioni. Logico che Milano e Palermo guidino la classifica, essendo le procure principali d'Italia. Ma il dubbio di eccessi e sprechi sorge spontaneo. Basterebbe ripensare alla vicenda della trattativa Stato-mafia, con la procura palermitana costretta dalla Cassazione a cancellare la telefonata tra l'ex ministro Nicola Mancino, indagato, e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, non intercettabile in quanto appunto presidente. Oppure alle migliaia di ore di conversazioni fatte intercettare dai pm milanesi. Per la gioia di siti e quotidiani e solo in qualche caso utili davvero alle indagini.