Immigrati, le telefonate degli scafisti: risate, cinismo e consulenze finanziare su dove mettere i milioni di euro
C'è un business milionario dietro le stragi dei disperati che muoiono nelle traversate dall'Africa all'Europa. Un meccanismo economicamente enorme i cui ingranaggi sono criminali africani e siriani che definire spietati passa quasi per un eufemismo. Su di loro indagano da tempo le polizie di mezza Europa che però sembrano poterci fare pochissimo visto che buona parte degli scafisti è apparentemente in regola con la legge, a partire dai permessi di soggiorno rilasciati dalle questure italiane. Uno di loro è Asghedom Ghermay, un etiope che appena arrivato in Italia ha ottenuto il permesso di soggiorno fino al 2019 come rifugiato politico (nella foto un altro scafista, arrestato a Catania a gennaio 2014). E colpisce riguardare la foto dell'identificazione al Cara di Mineo dell'etiope con un ghigno sul volto, come se già sapesse di aver vinto la lotteria. Sarebbe un regolare Ghermay, uno che al telefono, parlando con il punto di riferimento del traffico di esseri umani in Etiopia, tale Ermias, a proposito di un suo rientro in patria dice: "perché ho iniziato un business qui... - riporta il Corriere della sera - mi occupo di prendere le persone che arrivano con le barche". Colloquio superato, Ermias lo fa entrare nell'organizzazione etiope guadagnano uno che si dà un sacco da fare. Al telefono dalla Sicilia, Ghermay ha poi parlato con un suo riferimento di Tripoli, poco dopo l'arrivo di 1000 persone a bordo di due barconi: "C'è molto movimento e le cose stanno andando bene", di lì a poco ne sarebbero arrivati altri 1000 e il rifugiato politico schiavista, specializzato nel trasporto dalla Sicilia al resto d'Italia, già contava i soldi. Per andare a Roma da Catania servono 150 euro a persona e un terzo va in tasca a Ghermay. La villa - Che si arricchiscano rapidamente i trafficanti è una certezza che emerge in diverse telefonate. Come quella di Medhane, intercettato mentre chiede consulenza fiscale ad Abdu. Questo gli sconsiglia di portare i suoi soldi in Svezia, perché si esporrebbe a severi controlli fiscali che lo metterebbero in pericolo. Così a Medhale viene in mente di portare il suo patrimonio milionario a Dubai, dove potrà depositare tutto il contante in una banca internazionale: "Sì ma fatti aiutare da chi sta là da tempo - gli consiglia Abdu - così non dai nell'occhio". Abdu passa per uno che dà ottimi consigli finanziari, vista l'ottima gestione che ha del suo patrimonio e la sua capacità di fare investimenti in mezzo mondo: non ultimo quello fatto in Eritrea, dove il trafficante si vanta di aver comprato una villa da 13 milioni di euro.