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Mafia capitale, atto secondo: nuova raffica di arresti

Nicoletta Orlandi Posti
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Mafia Capitale secondo atto: i carabinieri del Ros hanno eseguito 44 nuovi arresti tra Lazio, Abruzzo e Sicilia. I reati contestati sono associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d'asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori ed altro. Il blitz è scatato all'alba nelle province di Rieti, Frosinone, l'Aquila, Catania ed Enna. Altre 21 persone risultano indagate. Su di loro sono in corso perquisizioni. Questa seconda tornata di arresti, secondo gli inquirenti, "conferma l'esistenza di una struttura mafiosa, operante nella capitale, cerniera tra ambiti criminali ed esponenti degli ambienti politici, amministratori ed imprenditori locali". Il gruppo malavitoso che è emerso anche in questa seconda parte dell'operazione 'Terra di Mezzo' è sempre quello facente capo a Massimo Carminati, l'ex Nar che ora è in carcere. Le investigazioni, secondo chi indaga "hanno documentato un ramificato sistema corruttivo finalizzato a favorire un cartello d'imprese riconducibili al sodalizio interessato alla gestione dei centri d'accoglienza e ai consistenti finanziamenti pubblici connessi ai flussi migratori". In manette Gramazio jr - Tra i destinatari delle misure cautelari emesse dalla procura di Roma ed eseguite dal Ros sull'inchiesta 'Mondo di mezzo' c'è anche Luca Gramazio, ex consigliere regionale di Forza Italia, dimessosi dopo essere risultato indagato lo scorso dicembre. Per gli investigatori Gramazio partecipava all'associazione mafiosa "in qualità di esponente della parte politica che interagiva, secondo uno schema tripartito, con la componente imprenditoriale e quella propriamente criminale". Secondo il Ros, Gramazio "dapprima nella carica di capogruppo Pdl al consiglio di Roma Capitale ed in seguito quale capogruppo Pdl (poi Fi) presso il consiglio regionale del Lazio, sfruttando la propria appartenenza ai suddetti organi amministrativi e la conseguente capacità di influenza nell'ambiente istituzionale, poneva in essere condotte strumentali al conseguimento degli scopi del sodalizio". Gramazio è ritenuto il 'volto istituzionale' di Mafia Capitale. In cambio avrebe ricevuto 98mila euro in contanti in tre tranche, 15mila di bonifico per il finanziamento al suo comitato, l'assunzione di 10 persone, cui veniva garantito uno stipendio. Ci sono poi Mirko Coratti, ex presidente del consiglio comunale in quota Pd, dimessosi a dicembre dopo la prima ondata di arresti e il suo capo segreteria, Franco Figurelli. Per i pm, avrebbero ricevuto la promessa di 150mila euro, la somma di 10mila e l'assunzione di una persona segnalata da Coratti in cambio di una serie di favori da fare alle cooperative di Buzzi.  Ex assessori e presidenti - In cella anche Daniele Ozzimo, ex assessore pd alla Casa, Angelo Scozzafava, ex capo del quinto dipartimento Promozione dei Servizi Sociali e della salute di Roma, e Pierpaolo Pedetti, anche lui eletto consigliere comunale nel 2013 con il Pd, presidente della Commissione Patrimonio. Ai domiciliari Giordano Tredicine, consigliere comunale e vicecoordinatore regionale di Forza Italia, il costruttore Daniele Pulcini, e l'ex presidente del Municipio X Andrea Tassone. In prigione è finito, invece, Massimo Caprari, capogruppo di Centro Democratico, che per sè avrebbe preteso 1000 euro al mese e l'assunzione di un conoscente. Nell'indagine è risultata coinvolta tutta la dirigenza della cooperativa 'La Cascina', vicina al mondo cattolica, impegnata nella gestione dei profughi e oggetto di una perquisizione da parte dei carabinieri: in manette i dirigenti Domenico Cammissa, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita (tutti ai domiciliari) e Francesco Ferrara (in carcere). Il ruolo di Odevaine - Le indagini dei carabinieri del Ros sul 'Mondo di Mezzo' hanno "permesso di documentare come Luca Odevaine (nella veste di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull'accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale,) fosse in grado di garantire consistenti benefici economici ad un 'cartello d'imprese' interessate alla gestione dei centri di accoglienza, determinando l'esclusione di imprese concorrenti dall'aggiudicazione dei relativi appalti". Secondo chi indaga, "gli ulteriori approfondimenti in direzione di Odevaine, i cui contatti con Salvatore Buzzi ( presidente della cooperativa '29 giugnò, e in carcere) erano emersi in relazione al coinvolgimento delle relative imprese nella gestione dell'emergenza immigrati, hanno confermato l'articolato meccanismo corruttivo facente capo allo stesso Odevaine che, per il ruolo svolto, è risultato in grado di ritagliarsi aree di influenza crescenti nello specifico settore". Alemanno - Gianni Alemanno, per le elezioni Europe del 2014 chiese aiuto a Salvatore Buzzi. Ma quest'ultimo si rivolse alla 'Ndrangheta. Lo si evince a pagina 310 dell'ordinanza di arresto del gip romani, Flavia Costantini, nell'ambito dell'inchiesta che ha portato alla seconda tornata di arresti su Mafia Capitale. Nel documento si legge: "Le attività investigative consentivano di rilevare come, a fronte di una richiesta di sostegno da parte di Alemanno, sin dalla fine del mese di marzo 2014, in vista delle elezioni europee del 25 maggio 2014, Salvatore Buzzi avesse espressamente richiesto, per il tramite di Giovanni Campenì appoggio all'organizzazione criminale calabrese (di cui quest'ultimo è ritenuto espressione), per procurare i necessari consensi in occasione della campagna elettorale dell'ex sindaco di Roma". "Buzzi", si sottolinea, "riferiva a Massimo Carminati, in una conversazione captata sulle rispettive utenze dedicate, l'esito di un incontro avuto poco prima con Alemanno presso gli uffici della Commissione Commercio, in Roma, via dei Cerchi, nell'occasione, riferiva a Carminati del sostegno richiesto in quell'occasione dall'ex primo cittadino ("no, no era pè la campagna elettorale … una sottoscrizione e poi se candida al sud") e rappresentava al sodale come avesse individuato Campennì, indicato con il solo nome di battesimo, quale strumento idoneo per assecondare tale richiesta (".. da Giovanni … gli famo fa ..."). I due concordavano, inoltre, l'incontro per il martedì seguente". La soddisfazione di Marino - "Sono estremamente felice ed orgoglioso del lavoro del procuratore Pignatone. Il procuratore, dal suo punto di vista e dalla sua area di lavoro, sta svolgendo lo stesso tipo di compito che noi stiamo svolgendo dal punto di vista amministrativo". A dirlo il sindaco di Roma Ignazio Marino riguardo ai nuovi arresti nell'inchiesta Mafia Capitale. "Credo che la politica nel passato abbia dato un cattivo esempio. Oggi, sia in Campidoglio che in alcune aree strategicamente molto toccate come Ostia, abbiamo persone perbene che vogliono ridare la qualità di vita e tutti i diritti e la dignità che la Capitale d'Italia merita", conclude.

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