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Monza, ragazzo fuori dall'aula perché gay. Il preside: "Girava una sua foto, sesso orale"

Federica Villa
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Fare chiarezza sulla vicenda del ragazzo di 16 anni, lasciato fuori dalla sua classe di un istituto cattolico di Monza perché gay, è difficile. Più passano i giorni e più aumentano i dettagli e le versioni sull'accaduto. In più, arrivano anche le prime reazioni dal mondo politico che commenta e si schiera. La deputata e responsabile Scuola e università di Forza Italia, Elena Centemero, ha già annunciato che presenterà "un'interrogazione parlamentare affinché il Miur faccia chiarezza". E dall'Arcigay hanno fatto subito sapere che considerano quanto successo nell'istituto un "fatto gravissimo, inaudito".  La versione della mamma - Quello che è difficile stabilire è cosa sia davvero successo, perché le versioni sono due. La prima è quella della mamma del ragazzo, che aveva denunciato l'accaduto ai carabinieri. Per la donna suo figlio è stato costretto a stare in corridoio per una settimana, da solo, perché accusato da compagni e professori di essere gay. Il tutto perché, sul suo profilo Instagram, compare una foto a torso nudo che vede protagonisti il ragazzino e il suo fidanzato dell'estate appena passata. La versione della scuola - Diversa la versione fornita dalla scuola. Il preside dell'istituto ha detto che si è trattato solo di un giorno, e non di una settimana. Inoltre il ragazzo non sarebbe stato abbandonato in corridoio ma, a detta dello stesso preside: "È stato messo in uno spazio all'interno del centro, dove si fermano anche i docenti. Ma non è un corridoio. E c'erano anche degli educatori". E pare che la foto in questione fosse più che un sempice abbraccio. Dalla scuola sostengono che il ragazzo avesse pubblicato su un social network una fotografia che lo ritrae impegnato in un atto sessuale. Secondo il preside:"Sono stati i compagni, amareggiati a informare della cosa. A questo punto per evitare che in classe si ingigantisse la cosa, e che ci fossero tensioni, tra chi è contro e chi è a favore, si è deciso di separarlo dagli altri e metterlo in una stanza diversa. Il tutto in attesa di parlare con la famiglia e i servizi sociali che già seguono il giovane. Li abbiamo chiamati, ma i servizi sociali, fino a oggi, non si sono proprio fatti vedere". In attesa di capire cosa sia davvero successo, e quindi anche chi abbia ragione, arriva il monito del sindaco di Monza, Roberto Scanagatti che parla di un "fatto inaudito se davvero si trattasse di un caso di omofobia. E la scuola ne dovrà rispondere".  

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