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Ratzinger ha il suo pupillo: vuole monsignor Tagle, un Papa filippino

Giulio Bucchi
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di Franco Bechis Da ieri sera sono a Roma circa una ottantina dei 117 cardinali che si chiuderanno in conclave per eleggere il successore di Benedetto XVI. All'interno delle mura leonine, ma soprattutto nei ristoranti e nelle hall degli alberghi di Borgo Pio e del quartiere romano di Prati si stanno moltiplicando incontri, pranzi e cene sempre più allargate in cui si commenta in privato il clamoroso gesto di Papa Ratzinger e naturalmente si disegna l'identikit del suo successore. Gli italiani vanno e vengono dalle loro sedi, e così altri cardinali europei. Fra la fine della prossima settimana e l'inizio di quella successiva tutti i cardinali con diritto di voto resteranno stanziali a Roma. Una scelta che fa immaginare un'accelerazione delle procedure per dare inizio al conclave. Secondo le norme dell'articolo 37 della costituzione apostolica Universi Dominici Gregis varata da Giovanni Paolo II il 22 febbraio 1996, dal momento di vacanza della Sede apostolica (e cioè dalle ore 20 del 28 febbraio prossimo), i cardinali elettori a Roma dovrebbero attendere gli assenti per un periodo compreso fra 15 e un massimo di 20 giorni. La costituzione apostolica non prevedeva naturalmente un caso come quello di Benedetto XVI, ma la pausa prima del conclave è chiaramente motivata con l'attesa degli assenti. Se tutti fossero a Roma il conclave potrebbe tenersi prima. Sono due le date possibili dell'anticipo: il 4 marzo se dalle congregazioni fosse già emersa una candidatura quasi sicura, o il successivo 11 marzo in caso di problemi politici o organizzativi. Questa ultima data al momento è l'ipotesi più gettonata. Le candidature in campo al momento restano quelle di cui Libero ha accennato ieri, in particolare i quattro cardinali che ai nastri di partenza possono vantare pacchetti di voti più consistenti: il prefetto della congregazione dei vescovi, il canadese Marc Ouellet; l'arcivescovo di Milano, Angelo Scola; il primate di Ungheria, Peter Erdo e l'arcivescovo di Vienna Christoph Schonborn. Fra i quattro quello che al momento sembra avere una base di partenza più consistente è Scola. Ma nessuno, e nemmeno i quattro tutti insieme avrebbero i consensi necessari alla fumata bianca del conclave, per cui servirà per la prima volta in ogni votazione la maggioranza dei due terzi dei cardinali presenti. In Vaticano nessuno parla apertamente di candidature e dei lavori del conclave, e questo è comprensibile. Come saranno segreti tutti i passaggi dell'elezione, sono ancora più segrete le intenzioni e le riunioni della vigilia. Nessuno si nasconde però che su questo conclave per la prima volta sarà decisiva una presenza formalmente assente dai lavori: quella dell'ex Papa Benedetto XVI. La domanda in queste ore dunque è una sola: c'è un candidato in pectore di Joseph Ratzinger? È chiaro che il Papa in carica spiegando le sue dimissioni lunedì scorso ha fornito implicitamente l'identikit di un successore, che deve avere l'età e il vigore fisico che la guida della Chiesa in questi tempi richiede. Nessuno dei quattro candidati che partono in pole position è particolarmente giovane. Scola, che sembra in pole position, è il più anziano dei quattro, sia pure di poco. Gode di vigore fisico, ed è certamente assai stimato dal Papa attuale, che lo ha voluto personalmente arcivescovo di Milano anche contro i mugugni di parte della chiesa locale. Ha un difetto però non da poco: è italiano. E chi è più vicino al Papa in carica sostiene che preferirebbe un successore che venga da lontano, e sia il più lontano possibile dai condizionamenti della curia. Anche il cardinale Ouellet gode di analoga stima, e in Curia è approdato in fondo da poco. Però il candidato che secondo queste fonti sarebbe più nel cuore dell'attuale Papa è uno dei cardinali più giovani in assoluto: Luis Antonio Gokim Tagle, arcivescovo di Manila. È nato il 21 giugno 1957, e quindi non ha ancora 56 anni. Al momento del conclave avrebbe dunque tre anni meno di Karol Wojtyla quando nel 1978 fu eletto Papa. L'arcivescovo di Manila è stato creato cardinale da Benedetto XVI il 24 novembre scorso, ed è quindi neofita assoluto e ben poco pratico degli ambienti curiali. Il giorno della nomina il cardinale Tagle scoppiò in lacrime per l'emozione e Benedetto XVI lo abbracciò e accarezzò a lungo, mostrando una particolare predilezione per quel giovane porporato. È stato il Papa a volerlo e ripescarlo (non era stato eletto dai suoi) per l'ultimo sinodo dei vescovi che ha aperto l'anno della fede e a volere che Tagle fosse inserito nel gruppo che avrebbe stilato le conclusioni. Le chances della possibile candidatura stanno salendo proprio in queste ore, ma per emergere con forza bisogna che durante le congregazioni che si apriranno ufficialmente il primo marzo (ma informalmente sono già in corso) qualcuno dei grandi elettori si faccia carico di Tagle. E probabilmente prima bisognerà attendere lo scontro-confronto fra i papabili più quotati in partenza.  

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