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Vanno a rubare con le neonata: niente galera per il clan rom

Lucia Esposito
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Hanno corso ai 150 all'ora nel traffico cittadino per seminare la polizia. Alla guida dell'auto dei fuggitivi un sedicenne. In macchina, una Renault Clio, c'era pure una neonata.  Siamo a Padova. Dopo una sola notte, trascorsa in una cella della questura, i quattro nomadi - diventati protagonisti dell'ennesimo caso di malagiustizia all'italiana - sono stati scarcerati. Marco, 21 anni, la moglie Sonia (genitori della malcapitata bimba, di soli otto mesi), Sabrina (la sorella di quest'ultima) - 19 e 22 anni - e il minore al volante, sono tutti fuori. Liberi. Come non avessero fatto nulla. Vari precedenti per guida senza patente, possesso di arnesi da scasso, furto, resistenza a pubblico ufficiale, non sono stati sufficienti per farli rimanere in una cella. Soltanto una delle due ragazze, Sabrina, era incensurata. Ma tutti, indistintamente, se la sono cavata allo stesso modo. Processati per direttissima, erano stati condannati a pene dai 18 ai 24 mesi. La polizia gli aveva dato la caccia, in pieno giorno, dopo un furto in un'auto parcheggiata. Il sedicenne, con le volanti ormai addosso, ha perso il controllo della vettura ed è uscito di strada nelle vicinanze dello storico campo nomadi di via Longhin, dove i malviventi - che lì vivono nella propria roulotte - probabilmente volevano rifugiarsi per evitare l'arresto. E hanno provato comunque, in ogni modo, a sottrarsi alle manette. Scesi dall'auto, sono volati pugni e spintoni contro le forze dell'ordine. Dal vicino accampamento, per dare manforte, sono accorsi parenti e amici. Il parapiglia, durato qualche minuto e di cui sono stati involontari protagonisti pure alcuni giornalisti accorsi sul posto per documentare quanto stava accadendo, alla fine si è concluso con gli arresti. Nell'auto degli zingari è stata rinvenuta la borsa rubata pochi minuti prima dalla macchina parcheggiata, un orologio frutto di un altro colpo, e alcuni arnesi da scasso. Due agenti sono finiti al pronto soccorso. Anche la bimba è stata trasportata in ospedale, per accertamenti: se l'è cavata con una prognosi di tre giorni. Poteva andare ben peggio, anche perché l'auto, uscita di strada, ha rischiato di finire in un corso d'acqua. La piccola, dimessa dal pronto soccorso, è tornata assieme a papà e mamma a casa, nel campo di via Longhin. Tutto come prima, come se nulla fosse accaduto: genitori liberi e famiglia di nuovo unita. E pensare che in Italia, per casi sicuramente molto meno gravi di quanto successo l'altro giorno per le strade di Padova, vengono divise famiglie, tolti figli a padri e madri per colpe o mancanze minori. Vengono segnate per sempre delle vite. E invece, una folle corsa in auto - guidata da un sedicenne - nel traffico cittadino, non è stata abbastanza per sottrarre la neonata alla famiglia, per evitare di esporla a possibili nuovi rischi. La coppia di zingari, per non farsi prendere dalla polizia, ha messo a repentaglio la vita della propria bimba. Erano usciti di casa, per andare a rubare, portandosela dietro. Erano consapevoli dei pericoli che le avrebbero fatto correre. Ma la scarcerazione dei genitori, i loro precedenti ritenuti inadatti a prolungare il soggiorno dietro le sbarre, hanno subito riconsegnato la piccola alle amorevoli cure dei genitori. Alessandro Gonzato 

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