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Auditel, due settimane di stop: cosa rischia la televisione e perché 14 giorni non basteranno

Giorgio Pinotti
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I dati Auditel non saranno diffusi per due settimane. Lo stop è stato deciso dopo l'incidente dello scorso primo ottobre, quando un dipendente della società di rilevazione degli ascolti televisivi ha inviato alle famiglie campione una mail a blocchi di mille con in copia leggibile le altre famiglie. Il campione, di fatto, è stato svelato. A questo punto la sicurezza delle rilevazioni non è più garantita, e lo stop alle rilevazioni dovrebbe servire a rimodulare il campione. Operazione che in realtà non richiederà meno di cinque mesi, col rischio che le rilevazioni non siano affidabili e possano essere falsate anche dopo la pausa. I rischi - Infatti ora una famiglia Auditel ha un riferimento di altre 999, e potrebbero dunque scattare "meccanismi perversi". I soggetti campione potrebbero accordarsi o essere contattati per falsare le rilevazioni. Non va dimenticato che dallo share, dato dalle 5.600 famiglie campione, rappresentative della società italiana a livello socio-economico e culturale, dipende la raccolta pubblicitaria. Le aziende televisive vendono gli spazi pubblicitari in base ai dati di ascolto Auditel, le cifre si aggirano sui 4 miliardi di euro l'anno. Cambiare il sistema - Si pone dunque il problema dell'affidabilità del meccanismo che passa dal rinnovo del campione. Si auspica da più parti che il sistema venga modificato radicalmente: l'Auditel nasce negli anni '80 e molti non lo considerano più attuale. Basti pensare alla Tv in streaming e on demand, alla possibilità di registrare le trasmissioni e vederle in differita. Quello che è sicuro è che lo share è ancora il metodo di riferimento e Mediaset fa sapere che lo stop non dovrà durare oltre le due settimane previste, per non compromettere l'indotto pubblicitario.

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