Auto col trucchetto

Dieselgate, articolo sgradito: via la pubblicità da Libero. Maurizio Belpietro: "Così provano a imbavagliarci"

Giulio Bucchi

Uno si immagina che, dopo lo scandalo dei test d’inquinamento truccati, alla Volkswagen pensino a come riconquistare la fiducia dei consumatori. E invece no, nel gruppo tedesco studiano come tappare la bocca ai giornali che riportano le notizie imbarazzanti per l’azienda. La prova? Eccola. Ieri Libero ha pubblicato in prima pagina, uno dei pochi quotidiani nazionali a farlo, un articolo sulle nuove indagini dell’autorità di controllo americana. Secondo gli ispettori Usa ad essere manipolati non erano solo i dati dei diesel di piccola cilindrata, ma anche quelli dei motori a benzina, un imbroglio che avrebbe coinvolto marchi di eccellenza del gruppo, come Porsche e Audi. Le accuse - ovviamente da dimostrare - hanno prodotto il blocco delle vendite della Cayenne, uno dei modelli di punta, negli Stati Uniti. Ma le violazioni riguarderebbero anche diecimila auto prodotte nell’ultimo biennio, tra cui modelli come Touareg, Audi A6 Quattro, A7 Quattro, A 8 e Q5. Secondo l’agenzia a stelle e strisce che indaga sullo scandalo delle emissioni taroccate, le vetture emetterebbero un livello di monossido di azoto nove volte superiore rispetto a quello misurato in laboratorio, con i famosi test aggirati grazie a un software. La notizia dell’indagine ovviamente ha fatto il giro del mondo e ha indotto il gruppo Volkswagen ad annunciare che 98 mila automobili che usano carburante cosiddetto verde dovranno essere richiamate e a riconoscere che per circa 800 mila veicoli sono stati forniti valori di consumi ed emissioni inferiori a quelli reali. Una ammissione che ha scatenato una immediata reazione negativa del mercato, con il titolo azionario che è arrivato a perdere fino al 10 per cento in Borsa. Fin qui i fatti resi noti mercoledì e di cui Libero ha dato notizia in prima pagina, mentre altri quotidiani apparentemente autorevoli si sono limitati a riportare gli sviluppi dello scandalo in una fotonotizia nelle pagine interne. Risultato: Volkswagen Italia, che per il mese di novembre aveva deciso di pianificare sei pagine di pubblicità sul nostro giornale, da lunedì 9 novembre fino al 4 dicembre, che cosa fa? Al posto di spiegare come e perché l’azienda abbia lasciato che si truccassero i dati sull’inquinamento e soprattutto come e quando pensi di riparare al danno, la Volkswagen Italia decide di annullare la campagna pubblicitaria su Libero, una decisione che, ci viene precisato dalla concessionaria, è stata presa dallo stesso amministratore delegato del gruppo, dottor Massimo Nordio. Ora, che un’azienda accusata di aver aggirato le norme anti inquinamento in mezzo mondo, dichiarando il falso alle autorità e ai consumatori, un’azienda inseguita da cause miliardarie da azionisti e clienti, pensi di mettere a tacere lo scandalo colpendo i pochi giornali che scelgono di dare visibilità alla notizia, nella speranza che l’opinione pubblica non sia informata, non solo dimostra l’incapacità dei manager del gruppo di affrontare la bufera, ma dimostra come questi continuino a pensare di poter piegare la realtà con il denaro e non con la trasparenza. È questo il nuovo corso di Matthias Müller, l’amministratore nominato dopo l’emergere dello scandalo? Il dottore Nordio e chi lo consiglia ritengono che per silenziare le informazioni sulle emissioni delle vetture della casa basti togliere la pubblicità? Forse il presidente Nordio pensava di ripetere ciò che fece in passato, quando era alla guida della Toyota e per ritorsione contro un articolo sgradito fece sospendere la pubblicità per tre anni a un mensile? Ma noi non siamo un software che si trucca con facilità. Siamo un giornale abituato a dare le notizie e non a nasconderle. Indipendentemente dal numero di pagine pubblicitarie che ci vengono comprate. Troppo facile pensare che basti mettere una réclame in bocca a Libero per farlo tacere. Ci spiace, se il presidente della Volkswagen e i suoi manager hanno pensato questo, si sono sbagliati. Forse sono stati abituati male. Forse nel passato nessuno è andato fino in fondo sul caso Dieselgate proprio nel timore di vedersi togliere qualche inserzione. Pazienza, Libero non appartiene a questo tipo di giornali. Libero è libero e basta. Si tranquillizzino i vertici della Volkswagen, le pagine che ci hanno tolto le riempiremo facilmente, raccontando ogni giorno gli sviluppi dello scandalo che riguarda la loro azienda. Un po’ perché vogliamo sapere come va a finire e un po’ perché non ci piace la stampa addomesticata. di Maurizio Belpietro maurizio.belpietro@liberoquotidiano.it