Imbarazzo Bagnasco. Spunta il maxi-vitalizio. Ecco quanto intasca a vita
«Lo Stato vuole togliere le pensioni alle vedove per dare a Bagnasco. Ora basta!», il titolo, d' inusitata ferocia, si aggrappa alle viscere. E la foto, cattivella, a corredo, del cardinale Bagnasco presidente Cei ghignante come il signor Burns, il cattivo dei Simpson; be' diciamo che non aiuta. Sicché, proprio mentre il governo incespicava sulla futuribile irreversibilità delle pensioni, in cinque giorni ben 73.652 (fino a ieri) sostenitori incazzatissimi hanno firmato la petizione che il veneziano Ciro Verrati, presidente di Laicitalia ha lanciato sulla piattaforma Change.org: caro Matteo Renzi, togli l' «ingiusto privilegio» della pensione militare che lo Stato italiano paga al cappellano dell' Esercito Franco Bagnasco. Il quale Bagnasco, oltre ad essere il potente presidente della Cei, a 63 anni ha maturato il vitalizio. La petizione, che macina polemica nel web, è indirizzata sia al Presidente del Consiglio Renzi, sia al Presidente dell' Inps Tito Boeri. Ora, in effetti, Sua Eminenza è un baby pensionato. Scrive Verrati: «Bagnasco, che è anche generale di brigata, ha diritto ad una pensione che si aggira, secondo alcune fonti attorno a 4.000 euro, ma secondo alcuni la pensione erogata dall' Inps in suo favore sarebbe addirittura di 7.000 euro, nonostante abbia "prestato servizio" nell' esercito per soli tre anni». Tra l' altro mi sa che c' è un errore. In difetto. Anche se non è dato di saperlo con certezza, Bagnasco dal 2003 al 2006 è stato «arcivescovo ordinario militare» per l' Italia, cioè reggente della diocesi, capo dei capi dei cappellani: per legge dovrebbe addirittura aver maturato il grado di generale di corpo d' armata, stipendio da 190mila euro lordi l' anno (ma il monsignore prenderebbe meno). E prima di Bagnasco tornarono in sagrestia con laute pensioni tre generali predecessori: i monsignori Gaetano Bonicelli (sette anni di contributi), Giovanni Marra (otto anni) e Giuseppe Mani (otto anni). Si capirà che la cosa, ora, salti all' occhio. Lo Stato sborserebbe 8 milioni per 176 sacerdoti, 5 vicari episcopali, un provicario generale, un vicario generale e l' arcivescovo ordinario. «Non solo, c' è anche il capitolo delle pensioni. L' Inpdap, ha ammesso candidamente il ministro, non riesce a fornire cifre precise sulle pensioni ai cappellani, perché in quanto integrati nell' esercito rientrano nel computo generale», scrive sempre il nostro petitore. Dall' ordinariato militare trapela che negli ultimi 20 anni sono andati in pensione 4 ordinari militari, 4 vicari generali, 8 ispettori e circa 140 cappellani militari. E la Difesa ha stimato pensioni per circa 43mila euro lordi per ognuno di costoro. Certo, qualcosa s' è tagliato (per un' inchiesta dell' Espresso del 2012 i milioni erano 15). E nel 2014 ci fu anche, col vibratile Monti, l' annuncio di una furiosa spending review: «Cappellani militari, addio a pensione e stipendio». Poi la cosa sfumò. Ora, il cardinal Bagnasco non ha mai smentito gli attacchi al suo diritto alla pensione militare (i primi furono ovviamente dei Radicali). E il diritto è legittimo. Però, diamine, stride. Sia con la fresca memoria delle « ingerenze» nello Stato laico di cui lo stesso cardinale è tacciato in tema di unioni civili. Sia perchè la pensione di Bagnasco evoca l' attico di Bertone. Sia perché fu proprio Bagnasco, l' anno scorso, a proclamare: «La politica deve cambiare e cessare di essere una via indecorosa per l' arricchimento personale. Il paese sano è stanco di populismi». Ecco, appunto, parliamone... Francesco Specchia