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Via dal lavoro in anticipo, l'Inps ti porta via un mese di pensione

Matteo Legnani
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Si fa presto a parlare di flessibilità della pensione, intesa come una uscita anticipata dal lavoro rispetto ai requisiti minimi previsti dalla legge. La "libertà anticipata" rischia infatti di avere costi molto alti per chi la sceglie, almeno secondo la proposta formulata dal presidente dell'Inps Tito Boeri. Boeri, nei giorni scorsi, ha avanzato l'ipotesi di un anticipo massimo fino a tre anni (quindi 63 anni e 7 mesi di età contro i 66 e 7 mesi attualmente richiesti) che costerebbe il 3% dell'assegno per ogni anno di uscita anticipata. Numeri che così, a freddo, paiono pure ragionevoli. Ma che tradotti in soldoni pesano moltissimo sulle tasche dei pensionati. In caso infatti di uscita dal lavoro tre anni prima del limite previsto, il "prelievo" sull'assegno ammonterebbe al 9%. Che su una pensione mensile di 1500 euro (il livello minimo per chiedere l'anticipo, sempre secondo Boeri) si traduce in una perdita netta di 1.755 euro l'anno. Cioè nella perdita di più di una mensilità. Se poi, mettiamo, la pensione fosse di 3.500 euro al mese, la perdita annua ammonterebbe a quasi 4.100 euro.

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