Guerra diplomatica

Marò, l'India vieta all'ambasciatore italiano di lasciare il Paese

Nicoletta Orlandi Posti

  L'ambasciatore italiano preso in ostaggio al posto dei due marò. Sarebbe questa la strategia indiana nel braccio di ferro con l'Italia sulla vicenda che vede protagonisti i due fucilieri del San Marco sotto processo in India che resteranno, per decisione del nostro governo, in Italia. La Corte Suprema di New Delhi, ha invitato il diplomatico Daniele Mancini a non lasciare il Paese fino a nuovo ordine; e ha anche invitato il governo italiano (e dunque l’ambasciatore) a dare una spiegazione sui fatti entro il 18 marzo visto che "è stata violata la dichiarazione giurata" presentata "a garanzia del ritorno dei marò" il 9 febbraio scorso. Non solo. L'India starebbe pensando di togliergli all'ambasciatore l'immunità diplomatica.  A portare la questione davanti ai giudici è stato il Procuratore Generale G. E. Vahanvati sostenendo che il mancato ritorno dei marò è "una violazione dell’impegno assunto dinanzi all’Alta Corte". Il procuratore ha poi sottolineato "che il governo indiano è estremamente preoccupato". Anche il leader del partito d’opposizione Janata Patry, Subramanian Swamy, aveva chiesto un’azione contro l’ambasciatore italiano per oltraggio alla Corte.  La decisione è definita "storica" dalla stampa indiana che segue con grande rilievo la vicenda dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, a cui i giudici avevano concesso di rimpatriare per il voto, dopo che l’ambasciatore Mancini aveva assicurato che sarebbero tornati indietro, e che invece sono rimasti in Italia.