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Brescia: "I due fratellini non sono morti per le fiamme, ma per avvelenamento"

Andrea e Davide in una foto su Fb

Il risultato dell'autopsia: "Non ci sono tracce di fumo nei polmoni". La madre non ha dubbi: "E' stato il padre". L'uomo aveva diverse denunce per stalking

Francesca Canelli
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Arriva il risultato dell'autopsia sui corpi di Andrea e Davide Iacovone, i fratelli di 9 e 12 anni morti nel rogo della casa nel bresciano: nei loro polmoni non c'è traccia di fumo. E quindi la causa della loro morte non sono le fiamme che hanno distrutto l'abitazione, dove si trovavano col padre. Secondo l'autopsia, prima di essere bruciati, i due bimbi sarebbero stati avvelenati. Tutti i sospetti degli inquirenti continuano a concentrarsi sul papà, Pasquale Iacovone, che aveva alle spalle decine di denunce per stalking. Secondo gli investigatori Iacovone avrebbe avvelenato i figli, per poi dar fuoco alla casa, forse nel tentativo di cancellare ogni traccia. Li ha uccisi lui - La mamma dei due bimbi è certa della colpevolezza del padre. "E' una donna distrutta e purtroppo lei, come tutta la sua famiglia, non ha dubbi. Non è stata un disgrazia li ha uccisi lui". Così, al telefono, il legale di Erica Patti, Pierluigi Milani. "E pensare che quando mi diceva che aveva paura perché lui la minacciava, le urlava che non avrebbe più rivisto i suoi figli - racconta ancora l'avvocato - io la tranquillizzavo, le rispondevo: stia tranquilla se uno dice che vuole uccidere in genere non lo fa mai".  Il risentimento - La donna è chiusa in casa da quando è avvenuta la tragedia. L'abitazione si trova nei pressi di quella dei genitori, in cui viveva da quando si era separata dal marito. Alcuni mesi fa l'avvocato della donna aveva convocato Iacovone per parlargli, sperando di trovare un accordo per mettere fine sia alle contese relative alla separazione sia alle persecuzioni nei confronti di Erica, che lo aveva denunciato diverse per stalking. "Capiì di avere davanti una persona logorata da un risentimento nei confronti dell'ex moglie senza appello - racconta il legale -. Provai a dirgli di tutto, anche che la donna era disposta a dargli quello che voleva magari facendo un prestito, un mutuo, provai a fare leva sui suoi sentimenti di genitore, ma non ci fu nulla da fare, alla fine mi rispose con grande tranquillità: 'Avvocato non mi interessano i soldi nè nient'altro, io a quella voglio solo fargliela pagare'".

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