Vittorio Feltri: "Calabria e Meridione, il problema non è l'indole dei terroni. Ma..."
I dati sono dati e non si discutono. A Bergamo, Brescia e Verona la disoccupazione non c'è, come ha scritto Paola Tommasi ieri su Libero. Queste città e queste province sono sgobbone e non lo scopriamo oggi, è un fatto straordinario che ha ragioni storiche. Parlo di Bergamo dove sono nato. Conosco la mia gente scorbutica e infaticabile. La quale è diventata così sotto la Serenissima. I carpentieri che hanno rifinito Venezia erano miei conterranei. Lavoravano per il Doge e vivevano a Padova (dove la vita costava meno), patria della commedia dell'arte. Arlecchino è nativo della Valbrembana, e Brighella era un suo conterraneo. Da quel tempo a oggi è passata molta acqua sotto i ponti del Serio e del Brembo, due fiumi che hanno propiziato le fortune orobiche. Dove c'è acqua corrente c'è energia, dove c'è energia si è sviluppata l'industria. A Bergamo il maggior contributo alla produttività fu portato dagli svizzeri dai quali imparammo il tessile. Due nomi per tutti: Legler e Honegger. Famiglie che oltre all'opero-sità ci hanno insegnato a stare al mondo. I bergamaschi hanno assimilato così la cultura del lavoro i cui frutti sono stati e sono copiosi. Costoro hanno grandi meriti e non li posso negare. Ma aggiungo che sono stati fortunati ad avere certi maestri. Oggi la mia città e la mia provincia sono fiori, borghi lindi e servizi eccellenti, montagne e colline ospitali e opulente. Non si diventa ricchi per caso. Mai conosciuto un ricco cretino o lazzarone. Ma attenzione. È l'ambiente che fa gli uomini e non viceversa. Sono le infrastrutture il propellente dell'economia. Esemplifico. La prima autostrada italiana è stata la Torino-Milano-Bergamo-Brescia che non fu realizzata per consentire alle auto di correre, bensì per far decollare gli affari. Gli orobici hanno sconfitto la miseria perché sono tignosi e duri quali rocce, ma non solo per questo: la sorte li ha aiutati. Sono diventati ciò che sono in quanto agevolati da varie circostanze favorevoli, non ultima la vicinanza a Milano, fucina inesauribile di iniziative imprenditoriali. Non la tiro per le lunghe. Paragonare le Orobie all'Aspromonte è un servizio stupido. La Calabria somiglia al Medioriente, meglio, alla Grecia. L'unità d'Italia le ha regalato il brigantaggio cui si sono dedicati poveracci piegati alla leva obbligatoria che ha ammaccato l'agricoltura locale. Lo Stato unitario non ha spinto lo sviluppo della regione, non ha dato strade e ferrovie, nessuna infrastruttura indispensabile per lo sviluppo. A Reggio sono arrivati soldi a pioggia, finiti nelle tasche dei boss, ma neanche un progetto. Il popolo o campa di espedienti o non campa. Chi ignora questa realtà non può capire il disagio ionico, lo giudica superficialmente e lo attribuisce a questioni antropologiche mentre, ripeto, è il tessuto sociale che influisce sui caratteri individuali. Insomma il problema non è l'indole dei terroni, bensì la condizione a cui essi sono stati condannati da una politica affidata a personaggi acefali, incapaci di gestire il presente e di immaginare il futuro. Segnalo che a Milano e dintorni risiedono 300 mila calabresi perfettamente integrati e indistinguibili dagli indigeni. Perché? L'ambiente li ha raddrizzati e resi idonei ai costumi nostrani. Il resto è chiacchiera che alimenta soltanto stupidi pregiudizi. di Vittorio Feltri