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Sesso, lo schiavo si racconta: "Voglio essere sottomesso, stiro per lei e faccio tutto quello che mi chiede"

Andrea Tempestini
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È capitato a migliaia di donne di ricevere un messaggio bizzarro sui social network: “Posso essere il suo schiavo?”. Di solito, si reagisce con una risata, il mittente viene ignorato o addirittura bloccato, affinché non ci infastidisca mai più, e si esclama: “Ma questo è tutto matto!”. Eppure c'è anche una folla di curiose desiderose di capire se l'offerta è reale e soprattutto cosa viene chiesto in cambio dei servigi eventualmente accettati e ricevuti. Leggi anche: Parla la escort italiana che ama essere "presa a schiaffi" È una sorta di indole al dominio, che porta a provare piacere e compiacimento per il solo fatto di comandare e di essere venerate, ciò che spinge alcune signore a ricorrere ad un cosiddetto “schiavo” piuttosto che assumere un domestico ad ore. Inoltre, il risparmio è garantito, perché il primo non vuole essere remunerato. Tutto ciò che chiede è servire. Non è questo un invito ad accogliere certe proposte, anzi occorre ricordare che la rete internet è una trappola che nasconde numerose insidie, non di rado fatali: non ci si può e non ci si deve fidare di nessuno. Noi abbiamo deciso di parlare con uno schiavo, per capire chi è, cosa fa e cosa lo spinga a trascorrere il suo tempo libero facendo gratuitamente pulizie nelle case di vere e proprie stronze, che lo sfruttano senza pietà, così come lui desidera. MAESTÀ Si rivolge a me chiamandomi «maestà», perché «non mi sento degno di chiamarla per nome», mi spiega, è responsabile qualità per una grossa casa farmaceutica, utilizza lo pseudonimo “Ambrogio” per non svelare la sua identità, ha 34 anni e vive a Milano. Sono subito chiara: non voglio che mi faccia da servo, ma sono interessata solo ad un'intervista. Eppure Ambrogio non si arrende, continua ad interrompermi: «Maestà, è certa di non essere interessata ad avermi come domestico? Potrebbe fare almeno una prova». Rifiuto ancora in modo categorico e gli chiedo se davvero non voglia nulla in cambio. «Per forza, se mi facessi pagare, non ci sarebbe nessun piacere», risponde. Uscito dall'ufficio, invece di recarsi a fare l'aperitivo o in palestra, Ambrogio corre ad eseguire gli ordini di diverse donne, meglio se molto avvenenti, raffinate ed eleganti. In questi anni ha servito anche fidanzate di calciatori importanti, le quali, andando a convivere o sposandosi, hanno dovuto rinunciare a malincuore al loro schiavo personale. Per le sue padrone il trentaquattrenne stira, lava i pavimenti, i piatti, cucina, fa il facchino, l'autista, spolvera, fa la spesa, lucida le scarpe. Insomma, sembra quasi conveniente. Poi Ambrogio mi rivela che quando si dedica ai lavori domestici chiede alle sue signore i loro abiti e li indossa, collant inclusi. «Mi piace essere Sissy Maid», mi dice. Cerco su google chi diavolo sia questa tizia e scopro che è la cameriera sexy per antonomasia, definita “super femmina sempre sorridente e gentile, che pulisce, rassetta e mette in ordine”. «Non sono gay», specifica immediatamente Ambrogio, aggiungendo «non so perché mi piace». LA FIDANZATA Il ragazzo è fidanzato e la sua lei ignora del tutto questo suo stravagante passatempo. «Lei sa soltanto che mi piace essere sottomesso. Non gliene parlo perché so che non capirebbe, proverei imbarazzo. Mi sento molto in colpa per questo, anche perché la amo», ci confida lo schiavo, che sottolinea che il fatto di essere a disposizione di altre donne non equivalga al tradimento, perché tra lui e le padrone il sesso è escluso. Ma quando ha scoperto Ambrogio questa sua tendenza alla sottomissione? LA SCOPERTA «Già da piccolo. Alle elementari proponevo di allacciare le scarpe o portare gli zaini alle mie compagne di classe, mi mettevo a carponi per fare loro da sedia e volevo fare altri giochi particolari, come “principessa e maggiordomo”. Avevo circa 8 anni e dentro di me capivo che non era tanto normale», ricorda l'uomo. «La società ha relegato il sesso forte ad una visione distorta di macho, tanto da privarci della libertà di coccolare, viziare e riverire il gentil sesso. Io servirei tutte le mie colleghe in ufficio, porterei loro il caffè alla scrivania, ma per non fare la figura dello sfigato, mi trattengo. Inoltre, so che se facessi queste carinerie, penserebbero che ci stia provando e che voglia portarmele a letto», afferma Ambrogio, per il quale «vedere una donna compiaciuta è fonte di piacere ed eccitazione mentali». «Io mi sento strano, nel senso non normale, anche se non faccio nulla di male. Amo gratificare ed appagare la mia padrona, sebbene questa mi disprezzi e mi tratti come un oggetto. Ed è proprio questo ciò che mi piace: annullare me stesso per la sua felicità», continua lo schiavo. Ambrogio è con le sue padrone esattamente come sua madre, che ha trascorso tutta la vita servendo il marito senza ricevere da questi un minimo di collaborazione. «Oggi sogno una famiglia mia che sia l'esatto opposto di quella in cui sono cresciuto», ci confida il ragazzo. «L'eccitazione mentale resta indelebile. Gli ordini ed i capricci creano un piacere che non si dissolve in un banale e rapido orgasmo. Meglio del sesso c'è solo il comando», conclude Ambrogio. di Azzurra Noemi Barbuto

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