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Silvio Berlusconi, altro assalto delle toghe: Doris e banca Mediolanum, il pesantissimo nuovo fronte

Giulio Bucchi
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Riabilitato e di nuovo sotto attacco. Silvio Berlusconi finisce di nuovo nel mirino delle Procure. Stavolta sono i magistrati di Roma a voler indagare sulla sentenza del Consiglio di Stato sul caso Mediolanum-Fininvest del 3 marzo 2016, che permise al Cav di non cedere le sue quote, detenute da Fininvest, della banca di Ennio Doris. Quel verdetto aveva ribaltato una precedente sentenza del Tar che lo obbligava a vendere il 20% delle azioni detenute (per scendere al 9,9%) dopo aver perso i requisiti di onorabilità a causa della condanna a 4 anni per frode fiscale sui diritti Mediaset. Leggi anche: "Un assassino non torna innocente", lo scempio di Di Pietro sul Cav Un bell'inghippo che ora, scrive Repubblica, rischia di riaprirsi clamorosamente proprio all'indomani della riabilitazione ricevuta su quella stessa condanna per frode. Il fascicolo aperto dai pm romani, spiega il quotidiano, è ad oggi a modello 45, cioè senza ipotesi di reato né indagati. Ma un'inchiesta comunque è stata avviata: a insospettire gli inquirenti degli scritti ritrovati in casa di Renato Mazzochi, ex funzionario di Palazzo Chigi, indagato per riciclaggio. In quei foglietti ci sarebbero passaggi dal contenuto "estremamente simile al verdetto emesso dai giudici amministrativi di palazzo Spada a favore di Berlusconi". L'ipotesi, per ora non confermata, è che quei biglietti dovessero essere recapitati a palazzo Spada. 

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