Ritiro della concessione

Ponte Morandi, perché i Benetton si possono salvare. Quanti miliardi dobbiamo versare come risarcimento

Giulio Bucchi

Il premier Giuseppe Conte ha annunciato la revoca della concessione ad Autostrade per l'Italia, probabilmente su tutte le tratte che il gruppo Atlantia Spa ha in gestione in Italia, e non solo in Liguria. Ma la reazione di pancia dopo il disastro del ponte Morandi a Genova, che ha provocato 39 morti, potrebbe scontrarsi contro la dura realtà. GUARDA IL VIDEO - Conte, decisione senza precedenti. "Perché revochiamo subito la concessione ai Benetton" Conte ha detto di voler agire prima che la magistratura accerti le responsabilità di Autostrade per la manutenzione e i lavori sul ponte crollato, ma il gruppo della famiglia Benetton assicura di aver "sempre correttamente adempiuto ai propri obblighi" e di aver effettuato sempre "una attività di monitoraggio e manutenzione svolte sulla base dei migliori standard internazionali". Insomma, se davvero ci sarà la revoca delle concessioni (un affare miliardario, per Benetton), si annuncia un penoso contenzioso legale. Leggi anche: Atlantia crolla in Borsa. L'effetto devastante per i Benetton Soprattutto, però, come nota il Corriere della Sera, la revoca porterebbe con sé una salatissima penale da versare ai Benetton. La concessione, infatti, scade nel 2042 e il governo, per interposta figura dell'Anas, dovrebbe risarcire Autostrade per l'Italia dei mancati futuri ricavi legati al pedaggio, "al netto dei relativi oneri, investimenti e imposte nel medesimo periodo". L'indennizzo, calcoli alla mano, sarebbe intorno ai 20 miliardi di euro. Un costo salatissimo, dunque. Per questo, conclude il Corsera, la guerra anche mediatica tra governo e Benetton potrebbe risolversi con un compromesso: Autostrade manterrebbe la concessione, impegnandosi a ricostruire il ponte Morandi a proprie spese, e magari pagando anche la maxi-multa da 150 milioni di euro ipotizzata in mattinata dal vicepremier Luigi Di Maio.