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Sea Watch, il brutto sospetto: perché i migranti vengono solo in Italia

Giulio Bucchi
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Il dibattito, in Italia, è ormai concentrato sulla questione degli immigrati. Il Papa e gli esponenti della sinistra dicono che bisogna aprire le porte a tutti, a prescindere se si tratti di gente che scappa dalle guerre e dalle persecuzioni oppure che si abbia a che fare con semplici migranti economici. Non si discute d' altro. Né del lavoro che non c' è, né delle aziende che delocalizzano lasciando per strada tanti italiani disperati, né della scuola che cade a pezzi, né della famiglia andata in frantumi. In Italia tiene banco solo il destino delle migliaia di migranti che arrivano nel nostro Paese senza lo straccio di un documento, senza un dollaro bucato e, quel ch' è peggio, senza prospettive. Ma col serio pericolo di lasciare le penne in un mare che, giorno dopo giorno, si sta trasformando in un grande cimitero di poveri cristi finiti nelle grinfie di quei maledetti trafficanti di esseri umani. I poveretti non si avventurano più stipati su chiatte dall' incerta tenuta, ma su gommoni da quattro soldi destinati a naufragare al primo impatto col mare in burrasca. Tanto - gli hanno fatto sapere con un tam-tam giunto fino in Africa - ci sarà sempre una imbarcazione delle organizzazioni non governative con bandiera straniera che sarà pronta a raccoglierli e trasferirli fino al primo approdo italiano. Però, da quando il ministro dell' Interno Matteo Salvini ha decretato la chiusura dei porti a qualsiasi nave di organizzazioni non governative, si è scatenato il finimondo. Si sono mossi anche alcuni magistrati siciliani con l' intento di processare il vice premier leghista, accusato di sequestro di persona e di abuso d' ufficio. Invece, non c' è mai stato nessuno, finora, che si sia chiesto - e sarebbe ora che si facesse un po' di luce - per quali strane ragioni le navi come la "Sea Watch" pretendono di attraccare esclusivamente in uno dei nostri porti, evitando accuratamente di indirizzare la prua verso altre destinazioni come quelle, per esempio, spagnole e maltesi. Sembra che nel Mediterraneo ci sia solo l' Italia. O l' Italia o la morte! Tant' è che la "Sea Watch" preferisce sostare col suo carico umano anche otto-dieci giorni in mezzo al mare in burrasca anziché cercare immediatamente un' altra qualsiasi soluzione. Perché proprio qui? Forse perché da noi sanno di trovare la disponibilità di una piazza che nulla ha di meglio per contestare un ministro capace di fare man bassa di consensi (e già questo dovrebbe bastare per farci ragionare sulla necessità di bloccare l'"invasione"). I sinistri vanno in televisione e sbraitano, anche se gran parte degli italiani dicono che è ora di fermare i flussi. L' Europa ci lascia soli, se ne lava spudoratamente le mani. Il Pontefice, anche se in questi giorni si trova dall' altra parte del mondo, non perde occasione per occuparsi dei migranti senza permesso che qui sperano di trovare una "nuova vita". Li paragona addirittura a Gesù, dice che anche lui è stato un migrante... Eppure, il Santo Padre sa qual è la situazione del nostro Paese, sa che le casse sono vuote, che l' industria tira il fiato, che i pensionati non arrivano a fine mese, che i giovani sono senza lavoro e che, nonostante tutto questo, lo Stato si è fatto comunque carico di provvedere alla prima assistenza dei richiedenti asilo. La domanda, quindi, ritorna spontanea: perché alcune navi Ong rischiano il mare grosso con la boria di scaricare la massa di disperati sul suolo italico? Non sarà che in qualche angolo della Terra ci sia un qualche "invisibile" con la fosca intenzione di destabilizzare il nostro Paese? Vuoi vedere - come diceva Andreotti - che a pensar male, qualche volta ci si azzecca? Se no, come si spiega finanche il voltafaccia di Gigino Di Maio che dichiara di voler votare l' autorizzazione a procedere contro Salvini? Non è anche questo un modo per mandare il governo a gambe all' aria? (Che poi, detto fra noi, non sarebbe certamente la cosa peggiore, anzi...). «Non mi muovo di un centimetro - ripete Salvini ai giudici -. Prima di altri, io devo pensare al benessere degli italiani che soffrono. E poi, cerchiamo di capire chi sono queste persone che con le loro navi aiutano nei fatti gli scafisti». Già, chi sono? di Nicola Apollonio

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