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Roma, pubblicati i messaggini dei protettori alle baby squillo dei Parioli

Prostituzione minorile

La ragazzina: "Fammi una ricarica". Il commercialista: "Adoro le lolite". E in cambio, gli ricaricava le postepay

Eleonora Tesconi
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"Il mio amico ha apprezzato molto la tua amichetta. Vi voleva invitare a Ponza, ma per il weekend siamo già in 15". Eccolo uno dei messaggini, pubblicati sul Corriere della Sera nell'edizione di oggi, venerdì 1 novembre, che il commercialista Riccardo Sbarra inviava a una delle due baby squillo dei Parioli, quartiere in di Roma, dopo l'incontro con un cliente. Studentesse di giorno, prostitute di sera. Si procacciavano i clienti con annunci privati, venivano spacciate per maggiorenni, e poi tenevano per sé una percentuale degli incassi. Dietro di loro, i quattro arrestati che le avevano trascinate in questo giro di sesso a pagamento: oltre al commercialista, il soldato abruzzese Nunzio Pizzacalla, il romano Mirko Ieni e il commerciante Michael De Quattro, accusato di aver ricattato le due giovani studentesse con un video dei loro incontri sessuali. Uomini che da quelle due ragazzine ricamavano un vero e proprio business: "Queste due me fanno guadagnà 600 euro al giorno", dice trionfante Ieni in un'intercettazione telefonica.  I messaggi - "Tu mi piaci, hai amichette giovani e io adoro le lolitine", scriveva ancora Sbarra, qualche giorno prima di essere arrestato. Messaggi forti e inquietanti che, insieme ad altre intercettazioni, sono stati depositati al centro di accertamenti e potrebbero confermare l'esistenza di un giro di prostituzione ben organizzato, con altre ragazzine coinvolte. "Ti sei preso tutte le foto, tutti i miei dati - scrive in un sms una delle due ragazzine al commercialista -. Siccome vai a mangiare all'Hilton, quindi sei ricco, mi faresti almeno una ricarica". Eccoli, i compensi ricevuti in cambio delle prestazioni sessuali. A quanto è emerso dalle indagini, proprio Riccardo Sbarra avrebbe "pagato" le studentesse con ricariche sulle postepay. I clienti - Fino ad oggi, nell'operazione "Ninfea", com'è stata denominata l'inchiesta sul giro di prostituzione minorile della Capitale, sono stati perquisiti alcuni clienti delle due studentesse, ma nessuno è ancora passato sotto interrogatorio dai carabinieri e dalla procura: "Non sapevo che fossero minorenni", è la scusa che va per la maggiore durante le perquisizioni, anche se qualcuno dei clienti ha ammesso di aver pagato sia i magnaccia che le due ragazze. Tra di loro, ci sarebbe anche qualche uomo che si era accorto che le due studentesse erano minorenni: "Ha detto che sono troppo piccola" - scrive una "lolita" al caporale Pizzacalla, ascoltato ieri, giovedì 31 ottobre, nel carcere dell'Aquila.  

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