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Livorno, il gruppo Grimaldi favorito illegalmente nel porto: interdetti i vertici dell'autorità portuale

Gino Coala
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Per anni il porto di Livorno sarebbe stato gestito dai vertici dell'autorità portuale nell'illegalità, favorendo illecitamente il gruppo Grimaldi in barba alla libera concorrenza e provocando danni milionari all'erario. Per questo il Gip della procura di Livorno ha accolto la richiesta di interdizione dai pubblici uffici per un anno ai danni del presidente e del segretario dell'autorità portuale, Stefano Corsini e Massimo Provinciali. L'indagine della Guardia di finanza ha fatto emergere che le banchine per la movimentazione delle navi in viaggio per la Sardegna, Sicilia, Tunisia e Spagna erano state affidate senza rispettare le procedure di evidenza pubblica. Per 28 volte le banchine sono finite sotto la gestione della compagnia Grimaldi grazie ad autorizzazioni temporanee, di norma giustificate solo in caso di uso precario e in particolari esigente contingenti. Le concessioni all'interno del porto di Livorno però hanno sistematicamente riguardato la stessa compagnia e per lunghi periodi. La procura di Livorno ha quindi avanzato l'accusa di abuso d'ufficio e falso ideologico, ottenendo dal Gip Marco Sacquegna i provvedimenti cautelari di interdizione per un anno nei confronti non solo di Corsini e Provinciali, ma anche dell'ad della Sintermar spa e referente degli armatori Grimaldi nel porto di Livorno, Costantino Baldissara, il componente del cda della Sintermar, Corrado Neri, e l'amministratore unico della Seatrag autotrade del mare, Massimiliano Ercoli.

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