Autodifesa della casta

Errani vuole il colpo di spugnasulle spese pazze delle Regioni

Matteo Legnani

Un colpo di spugna sui guai giudiziari che stanno investendo centinaia di consiglieri regionali in tutta la penisola. E' ciò a cui starebbe lavorando, secondo quanto scrive Il Fatto quotidiano, il presidente piddino della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, con due emendamenti inviati alle Commissioni Lavoro e Affari costituzionali della Camera dei deputati, intente a convertire in legge il Decreto sui risparmi nella Pubblica amministrazione. Il governatore avrebbe chiesto ai deputati del Pd di procedere a una modifica della normativa esistente sui controlli della Corte dei conti sulla “gestione finanziaria degli enti territoriali”. Normativa stabilita nel 2012 dal governo Monti con un decreto, il 174/2012, che mirava a dare una risposta agli scandali dei vari Fiorito o della giunta Formigoni. Scandali che si sono poi estesi a macchia d'olio a tutte, o quasi, le regioni italiane, ultima delle quali l'Emilia Romagna che Errani governa da quasi 15 anni. Sotto la lente della Corte dei conti sono finiti 1,8 milioni di euro di spese “non a norma”. Con il primo emendamento si stabilisce che “la disciplina si applica a decorrere dall’esercizio 2013”. Visto che i fatti più eclatanti si riferiscono agli anni precedenti, l’effetto sanatoria appare evidente. Il secondo emendamento, invece, è ancora più risolutivo: “I rendiconti dei gruppi consiliari – si legge – hanno natura meramente amministrativa e, come tali, non sono assoggettabili al giudizio di conto davanti alla Corte dei conti”. A sostegno di questa tesi viene citato il secondo comma dell’articolo 103 della Costituzione dove si legge che “la Corte dei conti ha giurisdizione nelle materie di contabilità pubblica e nelle altre specificate dalla legge”.  La puntugliosità del presidente emiliano si è espressa anche attraverso un ricorso alla Corte costituzionale a seguito di una decisione presa dall’intera Giunta emiliana. Un ricorso presentato in “conflitto di attribuzione” contestando i rilievi della Corte dei Conti come “lesivi dell’autonomia e delle competenze costituzionali della Regione”. I controlli, sostiene la giunta regionale, ci sono già stati, competono alla Regione stessa e quindi la Corte deve restarne fuori. Da parte loro, i magistrati contabili hanno sostenuto che le spese contestate non rispettano i criteri stabiliti dalla legge.