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Sea Watch, Matteo Salvini e il piano segreto per sequestrare la nave e fregare Carola Rackete

Giulio Bucchi
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Risolvere il caso Sea Watch, ma alla maniera di Matteo Salvini. Il ministro degli Interni ha posto una condizione all'Unione europea: far sbarcare subito i 40 migranti rimasti a bordo della nave della Ong tedesca ferma a un miglio dal porto di Lampedusa, ma a patto di una distribuzione immediata dei profughi senza registrazione in Italia, che non sarebbe più dunque il "paese di primo approdo". Leggi anche: Due migranti "evacuati d'emergenza" nella notte dalla Sea Watch, ora sono rimasti in 40 La trattativa tra Palazzo Chigi, Viminale e Bruxelles è complicata, come sempre in questi casi, e i tempi della politica sono spesso più lunghi di quelli della attualità. E così, spiega un retroscena del Corriere della Sera, "non è escluso che il prefetto di Agrigento disponga il sequestro della nave in base al decreto sicurezza". Per fare scattare il fermo serve una "reiterata violazione al divieto di ingresso". Si sta dunque vagliando l'ipotesi di contestare alla comandante Carola Rackete non solo l'ingresso nelle acque internazionali avvenuto mercoledì scorso, ma anche l'avvicinamento al porto di Lampedusa di giovedì pomeriggio e l'intenzione annunciata di far sbarcare i migranti "anche a bordo di gommoni". Perché l'obiettivo di Salvini è chiaro: "Impedire che l'Italia diventi piattaforma di sbarco. Nessuno dovrà più dare per scontato che l'Italia debba essere in ogni caso il Paese di primo ingresso per chi arriva via mare o via terra". 

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