I pm vogliono vederci chiaro

Sea Watch, Carola sotto torchio. Voce dalla Procura, "qualche domanda in più". Ong e scafisti, cosa non torna

Giulio Bucchi

Qualcosa non torna sulla Sea Watch e il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio potrebbe approfittare della indagine sulla capitana Carola Rackete per lo sbarco forzato a Lampedusa, avvenuto nella notte tra venerdì e sabato scorsi, per capire qualcosa in più sulle pratiche di salvataggio nel Mediterraneo e i rapporti tra le ong e gli scafisti che trafficano migranti nella acque della Libia. Il sospetto, scrive il Messaggero, è che ci possa essere "una regia più ampia". Per questo Patronaggio e il procuratore aggiunto Salvatore Vella "l'8 luglio interrogheranno di nuovo la comandante dell'imbarcazione".  Leggi anche: Meloni horror, insultata dai pro-migranti. "Ecco il vero volto dei sinistri" È una inchiesta parallela a quella dello sbarco di Lampedusa. "I magistrati verificheranno anche le condizioni della zona Sar libica ed effettueranno accertamenti per stabilire se la Ong abbia avuto contatti con i trafficanti di esseri umani", per capire, parola di Patronaggio, se il contatto tra la Sea Watch e gli scafisti "sia avvenuto in modo fortuito o ricercato". Si verificherà, insomma, "tutta una serie di elementi che servono a verificare se si è trattato di un'azione di salvataggio in mare, oppure un'azione concertata". Sotto la lente d'ingrandimento anche i due aerei utilizzati per le ricognizioni in mare dalle ong, Colibrì e Moonbird, che sorvolano il Mediterraneo per avvistare i barconi dei migranti e su cui hanno puntato il dito anche gli esponenti di Fratelli d'Italia. A insospettire è la dinamica dell'ultimo salvataggio, iniziato a circa 47 miglia dalle coste libiche. La Sea Watch fa partire una segnalazione verso Italia, Malta, Olanda e Libia, alle 11.53 la Guardia costiera libica risponde con una mail "in cui dichiara di assumere il coordinamento dell'operazione" ma la Sea Watch procede comunque al salvataggio, per poi dirigersi verso l'Europa.