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Vittorio Feltri, immigrazione: "Il libro progressista che mi ha sorpreso"

Maria Pezzi
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 Quando, mosso da una sana diffidenza, ho impugnato il libro di Guido Bolaffi e Giuseppe Terranova sull' immigrazione, mi sono dato ragione. Dopo due pagine, c' era la prima citazione, che di solito spiega molte cose sugli orientamenti degli autori. Il saggio proposto ai lettori, tanto per far capire a quale parrocchia ci si rivolge, era proprio lui: Karl Marx. Mi è sembrato di aver capito tutto, e chiusa lì. Come è noto, il barbuto di Treviri ha scritto Il Manifesto del Partito Comunista. Esso inizia sostenendo che «uno spettro si aggira per l' Europa», che sarebbe il medesimo comunismo; io aggiungo che si aggira per strozzarla questa Europa, e non essendoci riuscito del tutto, i suoi nostalgici stanno usando un altro spettro per finire il lavoro: quello dell' immigrazione di massa. Ero arci-sicuro perciò che il testo sarebbe stato un peana all' invasione in nome dei benefici del globalismo. Nessuno mi convincerà mai che i bivacchi degli africani sfaccendati sia una risorsa, cosa che del resto non ritengo sia una tesi originale: coincide con i sentimenti della maggior parte degli italiani, che non sono cattivi, tuttavia sono stufi di questo andazzo, specialmente non sopportano più i predicatori che li vogliono educare ai valori dell' accoglienza e alla balla gigante che costoro ci pagheranno la pensione: ma come faranno se al Nord stanno lì con il cappellino, e se al Sud li sfruttano ignobilmente per due euro all' ora senza pagare i contributi? Mi accingevo dunque a piantar lì il libro. Consapevole che però specie Bolaffi non è certo un Carneade, ed è tra i più accreditati sociologi progressisti, mi divertiva l' idea di liquidarlo quale esponente della sinistra da quartieri alti. Ammetto le cattive intenzioni. Confesso che mi si sono ribaltate in fretta. Ho trovato una analisi piena di buon senso. Con soluzioni prospettate sul tema dei profughi e su quello degli aiuti all' Africa che dimostrano l' esistenza di una bestia sparita da tempo dagli schermi: una sinistra riformista, più razionale che emotiva. I DIECI PUNTI - Permangono i tic tipici degli intellettuali di queste ascendenze ideologiche: i soli interlocutori cui si rivolgono sono i loro compagni, quasi che dall' altra parte degli schemi non esista onestà intellettuale e una adesione a valori senza cui ci si scannerebbe per strada. Ecco i temi che trovo utili. Li divido per punti. Volgarizzando ovvio, com' è noto sono volgare. 1) Bolaffi e Terranova (d' ora in poi B&T) iniziano subito distinguendo immigrato da immigrazione. L' immigrato è una persona. Essere immigrato implica prima che considerazioni economiche, uno sguardo esistenziale. È giusto così. Gli italiani sanno bene di essere stati immigrati. E gli immigrati di ogni tempo e di ogni Paese hanno sempre quelle caratteristiche, siano stati ieri italiani e oggi polacchi o marocchini. Vogliono stare meglio. Confidano di trovare il modo di sostenere la famiglia. (Poi esistono i delinquenti, e noi in America abbiamo esportato gente meravigliosa ma anche Al Capone). Altra cosa è l' immigrazione. Quella dei nostri connazionali in America, o negli anni 50 in Svizzera e in Germania non c' entra nulla, in nessun senso, con quella in cui la nostra gente si trova a dover fare i conti adesso. 2) Essa oggi come allora - dicono B&T- è guidata dal mercato. L' economia li vuole (pure come consumatori; piaccia o no anche i barconi alzano il Pil), la società no. E la società ha ragione. Infatti così com' è oggi organizzata l' immigrazione e i costi che essa implica, determina una riduzione del reddito nelle periferie e nei ceti in via di impoverimento, e una condizione di umiliante assistenzialismo per chi arriva da fuori. Come nessuno dice o sa, si sta riducendo il divario tra Paesi ricchi e quelli poveri. La divaricazione è crescente all' interno delle singole nazioni. Il mercato ci vuole consumatori. Il resto sono bugie, che vengono smascherate di pagina in pagina. 3) Non è vero affatto che è il nostro vuoto demografico a causare l' arrivo da Paesi troppo prolifici. Quelli da cui arrivano i clandestini (B&T non li chiamano mai così) sono quelli dove si è ormai ridotto il numero di figli. In Asia (Bangladesh e Pakistan, Filippine e Indonesia, si è addirittura dimezzato). 4) E neppure corrisponde alla realtà che siano gli Stati più poveri a essere il luogo di partenza di coloro che poi salgono sui barconi. LE MENZOGNE - 5) Chi emigra per ragioni economiche (fatto diversissimo dall' esodo dei profughi) non è tra i più poveri tra i poveri. Si muovono individui che appartengono ai ceti emergenti, che hanno idea di mettere meglio a frutto i loro talenti. Hanno migliaia di dollari risparmiati per pagare i trafficanti. Sostengono B&T che chi si accinge ad emigrare deve avere a disposizione tra i 10 e i 15 mila dollari cash. Non è vero affatto che sono gli "ultimi" quelli che arrivano. 6) È una menzogna patente che dall' Africa l' immigrazione di milioni e milioni è inevitabile per cui dobbiamo accettarlo ed attrezzarci. Scrivono i due progressisti: «L' Africa è e resterà ancora per molto tempo troppo povera per fare le valigie». 7) È una bugia globale che nel mondo ci sia una sempre maggior presenza di poveri allo stato estremo. La Cina e l' India, che erano fabbriche della miseria nera, si sono risollevate. I poverissimi, che campano con meno di due dollari al giorno, sono circa il 10 per cento dell' umanità. 8) Non è vero che aiutarli a casa loro ridurrà l' emigrazione. Anzi sarà vero il contrario. Farà star meglio la gente, saranno più preparati per trasferirsi da laureati altrove. 9) Non dobbiamo immaginare il mercato semplicemente come il fatto che certe fabbriche hanno bisogno di manodopera a basso prezzo e allora mandano segnali di fumo in Africa. Il mercato è qualcosa di molto più complicato. Il mercato vuole fare in fretta a trasformare tutti in consumatori. A renderci identici nei bisogni. LE COOPERATIVE - 10) La questione dei profughi è gravissima. La Convenzione di Ginevra, che obbliga i Paesi ad accogliere chi si presenta ai loro confini, va cambiata. Non si deve cambiare solo Dublino, garantendo una certa redistribuzione in Europa, ma andare più in là. Creare dei grandi hub gestiti dall' Onu dove vagliare le domande e provvedere alla destinazione sulla base di accordi internazionali e preferenze. Per l' Italia sarebbe un salto di qualità enorme: ora come punto di approdo siamo a livelli insostenibili. Arrivato a dieci punti mi fermo. Le proposte che fanno Bolaffi e Terranova per arrivare non a una soluzione ma almeno a intravederne una, sono pure interessanti. Una è semplicissima. Si deve spendere tutto in contanti. Non mandare cargo di merci, che fanno guadagnare speculatori e finte ong, ma cash. E anche per chi giunge da profugo e viene accettato per tale va abbattuto il sistema assistenziale. Non bisogna dare soldi a coop o robe simili. Versare e stipulare un obbligo contrattuale per corsi di formazione e lavoro. È meno utopistico che spedirne a casa seicentomila, e pure meno costoso. Non si danno alla clandestinità, se c' è un mensile. Ancora. Si tratta di versare alle periferie dove sono insediati in prevalenza gli immigrati le tasse che gli stranieri pagano allo Stato. Altrimenti va a finire che beneficano i ricchi dei quartieri alti. Interessante. Intanto, in attesa che si abroghi l' assistenzialismo, anche se B&T non sono d' accordo, è bene stiano chiusi i porti. Per me i clandestini già arrivati sono gli ultimi. di Vittorio Feltri Per approfondire leggi anche: Vittorio Feltri sulla capitana Carola Rackete

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