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Massimo Bossetti, finto consulente entra in carcere sotto nome: gli detta la nuova linea difensiva

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Cristina Agostini
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Un caso clamoroso, impensabile, ma incredibilmente vero. Un uomo è riuscito a introdursi nel carcere di Bollate e ad avere un colloquio con Massimo Bossetti spacciandosi per consulente informatico della Procura. Un fatto gravissimo, riportato da Il Giornale di Brescia. L'uomo misterioso avrebbe proposto a Bossetti, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio, una nuova strategia difensiva. Un metodo, insomma, per ottenere la revisione del processo e giocarsi un'altra carta per ritrovare la libertà. Leggi anche: "Yara, conservate i reperti". Facci svela le memorie: Bossetti, svolta esplosiva A denunciare l'accaduto alle forze dell'ordine è stato Cesare Marini, vero consulente della Procura di Brescia, a cui l'uomo avrebbe sottratto l'identità. Secondo le prime informazioni, il finto consulente avrebbe avuto un colloquio con Bossetti al quale avrebbe dettato una linea difensiva con possibili nuovi sviluppi sul fronte dell'analisi del Dna. Marini ha sporto denuncia ai carabinieri ed è stata aperta un'inchiesta per capire come quest'uomo misterioso sia riuscito ad entrare nell'istituto penitenziario con una falsa identità. Nel pomeriggio è poi arrivata la smentita dal ministero della Giustizia: "Nessun incontro, nessun colloquio, fra il detenuto Massimo Bossetti e una persona che, a detta dello stesso Bossetti, si sarebbe qualificata come perito informatico del tribunale di Brescia". Fa sapere il ministero della Giustizia, spiegando che, dopo "opportune verifiche e accurati controlli" effettuati all'interno del carcere di Bollate - dove Bossetti è recluso - nel periodo in cui si sarebbe svolta la vicenda, la vicenda risulta "priva di fondamento".

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