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Bollette, perché i "no" del M5s ci costringono a pagare importi più cari

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Maria Pezzi
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Qualche numero da segnare e mettere in conto al programma di Giuseppe Conte, al primitivismo dei Cinque Stelle e all' arrendevolezza del Pd, che pur di avere un posto al tavolo del governo accetterebbe questo ed altro. Iniziamo dai soldi: 43 euro l' anno a carico di ogni famiglia italiana, che da martedì andranno ad appesantire una bolletta del gas già tra le più care d' Europa. Posti di lavoro: solo nel grande polo ravennate dell' energia (ciò che ne resta, quantomeno) è previsto che ne vadano persi duemila entro il prossimo biennio. Investimenti esteri: qui il danno, impossibile da quantificare con esattezza, è nell' ordine dei miliardi di euro. L' olandese Shell e le francesi Total ed Edison, assieme ad altre società internazionali e alla nostra Eni, sono pronte infatti a puntare sull' estrazione di gas nel mare Adriatico, portando lavoro e fatturato alle imprese italiane del settore. Ma il governo lo vieta e dunque non se ne parla, almeno finché al comando ci sono questi. I capitali, però, non stanno ad aspettare e se ne andranno altrove. Magari in quella Grecia che ha già iniziato a trivellare nel mar Ionio, con l' intento di sfruttare il grande giacimento di metano che si estende anche al di sotto delle nostre acque. Concessioni bloccate - La denuncia dei danni compiuti dal governo viene da uno di quei raggruppamenti d' imprese che Conte e il ministro per lo Sviluppo economico, il grillino Stefano Patuanelli, hanno deciso d' ignorare: la Roca, associazione ravennate dei contrattisti che operano nell' estrazione marittima degli idrocarburi. Prima ci sono state le dichiarazioni del presidente del consiglio, che in parlamento, al momento di presentare squadra e agenda, si è vantato di avere bloccato tutte le concessioni estrattive. Poi, pochi giorni fa, l' annuncio dell' autorità per l' Energia: da ottobre, per la famiglia-tipo italiana, la bolletta del gas aumenterà del 3,9%. Significa che ai 1.107 euro annui sborsati sinora se ne aggiungeranno 43. L' Italia consoliderà così la propria posizione sul podio dei Paesi europei con lo scontrino del metano più caro: solo gli svedesi sono messi peggio. Tra i «no» del governo alle perforazioni e il salasso delle famiglie c' è una stretta connessione, avvertono i vertici della Roca. L' aumento del costo finale del gas, come spiegato dall' authority, è dovuto infatti al rincaro della materia prima, causato dalla riduzione della produzione nei Paesi Bassi. Gli olandesi hanno deciso di ridurre la velocità con cui sfruttano il giacimento di Groningen, e ciò alza il prezzo dell' oro blu. Per approfondire leggi anche: Iva giù sulle bollette, ma... L' intera economia italiana dipende da questo idrocarburo (oltre che per cuocere e scaldare lo usiamo per produrre elettricità), il 93% del quale è acquistato dall' estero. E anche se dall' Olanda ne prendiamo solo l' 1,5%, la nostra assuefazione è tale che basta poco per fare schizzare i prezzi. «Se avessimo il nostro gas a "chilometro zero"», sostengono dalla Roca, «ciò non accadrebbe o accadrebbe in maniera minore». Ma l' unica cosa che gli ecologisti del M5S e del Pd si rifiutano di prendere a chilometro zero è proprio quella di cui più abbiamo bisogno. Economia pulita - La pretesa di creare in questo modo un' economia pulita è semplicemente ridicola. «I nostri politici utilizzano lo slogan "No Triv" per una sterile facciata ambientalistica, al fine di guadagnare voti da quelle persone alle quali si vuole fare credere che non perforando in Adriatico passeremo ad energie alternative a quelle fossili. Ma ciò significa prendere in giro gli italiani», attacca l' associazione delle imprese dell' offshore. «Non perforando in Italia, semplicemente importeremo il gas dall' estero. Pagandolo di più, inquinando di più e togliendo lavoro alle aziende italiane». Le quali, peraltro, già stanno pagando un prezzo altissimo. Negli anni Novanta, ricorda la Roca, il settore dell' estrazione occupava direttamente a Ravenna oltre diecimila persone. Oggi sono scese a tremila, cui ne vanno aggiunte altrettante nell' indotto. «Se il governo non cambierà», è la previsione, «si perderanno altri duemila posti di lavoro in due anni». E siccome le imprese, per sopravvivere, vanno a cercare lavoro fuori dai nostri confini, «lentamente perdono personale e tutto il valore tecnologico italiano, in quanto le commesse estere richiedono sempre di più maestranze locali». Così, dopo il nucleare, la chimica di base e le biotecnologie, un altro settore in cui siamo stati eccellenza si prepara a morire per la stupidità dei politici. di Fausto Carioti

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