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Mafia Capitale, la Cassazione ribalta la sentenza della Corte d'Appello: "Non fu mafia". Cade il 416 bis

Stefano Boffa
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"Non fu Mafia". Così ha sentenziato la VI sezione penale della Cassazione sul procedimento "Mondo di mezzo", meglio conosciuta come "Mafia Capitale". Il III° grado di giudizio ha completamente ribaltato la sentenza d'appello dell'11 settembre 2018, la quale aveva riconosciuto il 416 bis (l'associazione di tipo mafioso) come aggravante per l'imprenditore Salvatore Buzzi, l'ex Nar Massimo Carminati e i loro 30 collaboratori. La pubblica accusa chiedeva la conferma del 416 bis per tutti, eccezion fatta per il caso del benzinaio di corso Francia, Roberto Lacopo, per il quale si è chiesto un nuovo processo Attenzione, però: la Cassazione ha riconosciuto comunque la presenza di due associazioni distinte di carattere delinquenziale, solo che non le ha considerate di stampo mafioso. L'associazione mafiosa era già stata esclusa in I° grado, ma la Corte d'Appello aveva ribaltato questa prima sentenza, salvo poi arrivare il contro-ribaltone odierno della Cassazione. Leggi anche: Salvatore Buzzi e Massimo Carminati condannati anche in appello Non si è fatto attendere il commento a caldo del leader della Lega Matteo Salvini, il quale ha criticato aspramente il verdetto emesso dalla Cassazione: "La Cassazione dice che Mondo di Mezzo non è mafia? Quindi cosa era un'associazione di volontariato?". Di tutt'altro tenore, invece, il parere della sindaca di Roma Virginia Raggi, la quale aveva assistito alla lettura della sentenza in aula insieme al presidente della commissione Antimafia Nicola Morra: "Oggi si chiude una vicenda che ha ferito la nostra città. Siamo qui a testa alta per tutti i cittadini onesti che insieme a noi combattono per la legalità e contro il malaffare". Soddisfatti della sentenza gli avvocati difensori di Buzzi e Carminati: il difensore del primo, Alessandro Diddi, ha sottolineato come "la Cassazione ha riconosciuto quello che dicevamo sin dall'inizio e cioè che c'era un sistema di corruzione marcio ma non la mafia"; mentre l'avvocato del secondo, Cesare Placanica, ha spiegato come la storia fosse "giuridicamente un po' forzata, per annullare senza rinvio vuol dire che la Cassazione l'ha ritenuta giuridicamente insostenibile". 

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