Questione di "note"

Maroni boccia Mogol in musica: "L'inno? Non va bene, da riare"

Eleonora Tesconi

"Lo voglio più... inno". Così Roberto Maroni ha rimandato indietro quello che sarebbe dovuto essere l'inno lombardo. Testo e note composte non certo da "uno qualsiasi": l'autore, infatti, è un maestro del calibro di Giulio Repetti, in arte Mogol, un mito della canzone il cui nome è legato ai grandi della musica italiana, in primis Lucio Battisti, ma anche Caterina Caselli, Bobby Solo e tanti altri. Lo scorso luglio fu commissionata a Mogol la composizione della meolodia che dovrà rappresentare la regione Lombardia. Ma al governatore Maroni il brano non va bene, in toto, e lo ha spiegato chiaro e tondo ai giornalisti a margine della seduta del Consiglio regionale. La "bocciatura" - "Lo voglio più inno, gliel'ho rimandato con alcuni suggerimenti", ha dichiarato Bobo alla stampa. E, dopo che qualcuno ha parlato di vera e propria "bocciatura", ecco arrivare la smentita da parte del portavoce del governatore, Isabella Votino: "Rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se l'inno fosse pronto - si legge nella nota - il presidente ha spiegato che ancora non lo è e che lui stesso ha sentito Mogol per suggerirgli alcuni spunti. Parlare di 'bocciatura del testo', perciò, è una forzatura, di cui il presidente Maroni si rammarica". Poi, è lo stesso governatore della regione Lombardia a commentare la vicenda su Twitter: "Ho sentito Mogol, ci vedremo presto e l'inno ci sarà". Risolto il dilemma. Roberto Maroni, suonatore di Hammond e musicista dilettante nella sua band varesina Distretto 51, che di musica (forse) dovrebbe capirci qualcosa, non si sarebbe permesso di bocciare un mito della canzone quale è Mogol, che di musica (forse) ci capisce qualcosa in più.