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Il monito di Veltroni:

"Il Pd non torni indietro"

Silvia Tironi
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"Indietro non si torna". Parola di Walter Veltroni. Che nonostante la sua ferma convinzione di voler restare fuori "da un certo tipo dibattaglia politica", per il suo Pd è pronto a scendere in piazza. E lo farà il prossimo due luglio, esattamente due anni dopo il Lingotto. In una lettera di convocazione della manifestazionepubblicata su Facebbok, l'ex segretario del Partito Democratico spiega che "sarà il modo per dire che i grandi obiettiviattorno ai quali ci eravamo ritrovati allora, 'fare un'Italia nuova',unire gli italiani, aprire una nuova stagione di governo per il Paese,sono gli stessi di quelli che oggi attendono il Partito Democratico.Dovremo tutti esserne all'altezza". All'iniziativa, che sarà presiedutada Luigi Zanda, parteciperanno Francesca Barracciu, Sergio Chiamparino,Paolo Gentiloni, Pietro Ichino, Andrea Martella, David Sassoli, AldoSchiavone e Debora Serracchiani. Perché scendere in piazza? Perché, dice Veltroni, "il progetto del Pd sembra ora essere a rischio", è "messo in discussione". L'ex numero uno del Pd parla di "tensioni" che "tornano e aumentano",e di chi pensa"che forse sarebbe meglio lasciar perdere il Pdoppure ridurne le ambizioni. Vorrei essere chiaro", avverte poi, io sonoe rimarrò fuori da un certo tipo di battaglia politica. Una cosa, però,sento di doverla sottolineare: di tutto abbiamo bisogno, tranne che diritorni ad un passato che ha poco da dire. Ci vuole più riformismo, piùmodernità, non il ritorno ad antiche e inesistenti certezze». E parla di "possibilità enormi, molto più grandi diquanto il quadro complessivo e la nostra attuale situazione potrebberofar pensare. Una lunga stagione, per la destra e i conservatori, si stachiudendo. Anche, se non soprattutto, in Italia, dove molti segnalistanno dimostrando che il "berlusconismo" ha iniziato la sua paraboladiscendente. Guai, però, a pensare che questosignifichi automaticamente, come per inerzia, successo dei riformisti.Non c'è risultato che non passi attraverso il lavoro, le idee, lacapacità di innovazione, la responsabilità". Eppure nel Pd di problemi ce ne sono tanti: tra i ballottaggi e la questione leadership gli argomenti di dibattitointerno non mancano di certo. Ma il segretario DarioFranceschini preferisce al momento nmettere la testa sotto la sabbia, perché prima di tutto bisogna concentrarsi sul prossimo impegnoelettorale del 21 giugno: "Adesso ho invitato tutti a concentrarsi suiballottaggi, che sono una sfida importante in molte città e provinceitaliane - ribadisce Franceschini - poi comincerà il percorsocongressuale nei tempi fissati, e lì non avrò nessuna reticenza a direcosa penso di fare".

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