Doppia faccia

Pd-M5S ignorano la Severino per salvare Ncd e silurare l'azzurro Foti

Ignazio Stagno

Per la presidente della Camera, Laura Boldrini, alle riprese con gli attacchi del Movimento Cinquestelle che chiedono ormai anche la sua testa, c’è un’altra grana in arrivo. L’inquilina di Montecitorio è chiamata a pronunciarsi, forse già lunedì, sull’istanza di Riesame inoltrata dall’azzurro Antonino Foti, tramite i suoi legali Oreste Morcavallo e Sergio Caracciolo. Quale è il motivo del contendere? Foti vuole che la presidente valuti il comportamento della Giunta per le elezioni della Camera che di recente ha salvato la deputata Dorina Bianchi (Ncd) nei confronti della quale, tuona l’ex parlamentare, non è stata applicata la legge Severino. In pratica, la Bianchi non sarebbe stata candidabile alle scorse elezioni politiche (i due erano ancora entrambi nel Pdl) perché ha presentato in ritardo il certificato per i requisiti di candidabilità previsto dalla legge. Una mancanza riscontrata dall’Ufficio centrale circoscrizionale presso la Corte d’Appello di Catanzaro, in Calabria, dove la Bianchi si è presentata, come Foti del resto. Una dimenticanza, un vizio di forma che però è sanzionato proprio dalla Severino, fra l’altro applicata per fare decadere alla velocità della luce il senatore Silvio Berlusconi e invece, pare, ignorata in questo caso dalla giunta presieduta da un grillino campione di giustizialismo. Dunque, la Bianchi, ex Udc, viene messa al numero tre della lista Pdl in Calabria ed entra. Mentre Foti non viene rieletto per un soffio. Può subentrare solo se l’elezione della ex collega di partito viene dichiarata non valida per il vizio di forma di cui sopra. Da subito, quindi, parte la lotta dei reclami fino a che l’Ufficio elettorale centrale nazionale rimanda ogni decisione alla Giunta per le elezioni della Camera dei deputati. La giunta, senza neanche informare gli avvocati del ricorrente Foti, si è riunita e in quindici minuti ha liquidato la vicenda salvando Dorina Bianchi. Relatrice la grillina Mara Mucci. Ma l’azzurro non ci sta: