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La Cassazione: non è reato

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la minaccia del 'calcio nel culo'

Carlotta Clerici
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 Chi è stanco della maleducazione dei ragazzi cha abitano nel condominioadesso può prenderli a ‘calci nel sedere' con il cuore sereno, visto che,secondo la legge italiana, non rappresenta un reato. Lo ha stabilito laCassazione –  con la sentenza 32179 – cheha confermato l'assoluzione di Gavino S., 55 anni di Alghero, che al nipotePietro S. di 15 anni e al gruppo di coetanei suoi amici, che occupavano lescale di accesso alle abitazioni, aveva detto: “Se non ve andate via vi prendotutti a calci in culo”. Al nipote, inoltre, aveva anche ingiunto: “Tu rientrain quel mondezzaio di casa tua, maleducato, figlio di bagassa”. Senza successola mamma di Pietro S. ha fatto ricorso in Cassazione chiedendo la condannadello zio del minore. Ma la Suprema corte ha condiviso l'assoluzione emessa daltribunale di Sassari per la quale “le parole pronunciate non rivestivanocarattere ingiurioso dato il gergo consueto tra le nuove generazioni”. Quantoai calci nel sedere, questa intimidazione è stata ritenuta “incapace diincutere un effettivo timore”. Aggiunge, inoltre, la Cassazione che “certamentele espressioni usate da Gavino S. contenevano un significo ostile espresso intermini indubbiamente volgari” ma “non si deve trascurare non soltantol'ambiente giovanile a cui furono rivolte, abituato ad un linguaggio spessocorrivo ed usualmente vivace, oltre al rapporto di familiarità corrente tral'imputato e il giovane nipote”. Per quanto riguarda la minaccia di prenderetutti a calci nel sedere, i supremi giudici sottolineano che non costituiscereato dal momento che è stata “usata soltanto per censurare, sia pur rudemente,il comportamento” del gruppo di ragazzi maleducati che bighellonavano sullescale del condominio ostacolando il transito.

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