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Detenuto depresso

si impicca in cella

emanuele satolli
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Il caso di Luca Campanale, 28 anni, in carcere per uno scippo, arriva in Parlamento con un'interrogazione presentata in questi giorni dalla senatrice Poretti al ministro della Giustizia Angelino Alfano. Il caso giunge sulla scrivania del ministro Alfano perché poco tempo fa Luca si è suicidato, nonostante da mesi avesse manifestato l'intenzione di togliersi la vita e nonostante gli appelli e le istanze di scarcerazione di medici e avvocati. Da quando aveva 17 anni, a seguito di un incidente, Luca presentava i postumi di una invalidità psichica. Con diversi tentativi di suicidio alle spalle e il vizio per l'alcol, stava scontando una pena di due anni di reclusione e successivi sei mesi di permanenza in una casa di cura e custodia. In passato l'avvocato di famiglia e il padre del ragazzo, Michele Campanale, preoccupati dello stato di salute mentale del giovane, hanno inutilmente sollevato al carcere e alla Terza sezione penale della Corte d'Appello di Milano dubbi riguardo la sua detenzione. Anche l'istanza urgente depositata dal legale di fiducia il 22 giugno 2009 con la quale si chiedeva “l'immediato ricovero presso idonea struttura sanitaria” è stata rigettata in data 24 luglio 2009 con la motivazione della “pericolosità sociale del soggetto”. Diciannove giorni dopo quest'ultima ordinanza di rigetto, Luca è stato trovato impiccato nel bagno della sua cella nel carcere di S. Vittore. Nei primi 8 mesi del 2009 in Italia si sono verificati 118 decessi tra la popolazione detenuta, di cui 45 per suicidio. Per questo motivo la senatrice Poretti ha pronta un'interrogazione da sottoporre al ministro della Giustizia Angelino Alfano, con la quale si tenta di fare luce su fatti che spesso rimangono all'interno delle mura di cinta delle prigioni. “E' possibile – ha dichiarato la Poretti - che, in un Paese dove i politici discutono da anni sul testamento biologico, un ragazzo di 28 anni può morire in una struttura che dovrebbe sorvegliarlo? Perché non sono stati ascoltati parenti e ad avvocato che da mesi segnalavano che Luca non era lucido e la sua vita era minacciata da sé stesso? Luca poteva e doveva essere salvato. Luca doveva essere sorvegliato, curato e monitorato. E allora, se è vero che c'è giustizia, adesso è arrivato il momento di ottenerla”.

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