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Luisa Davanzali: "L'Itavia? Tornerà in cielo. Il primo volo vorrei dedicarlo a papà"

di Giulio Bucchi domenica 30 agosto 2015

2' di lettura

"La Compagnia? Penso tornerà a volare. Almeno io sono determinata affinché ciò accada", ci spiega Luisa Davanzali, figlia di Aldo Davanzali patron della Itavia. Sono trascorsi 35 anni dalla tragedia di Ustica (volo 870), evento che segnò il declino della società di Ancona. Ma a seguito della sentenza della Corte d'Appello del Tribunale di Palermo (che attribuisce al Ministero dei Trasporti e al Ministero della Difesa la responsabilità di non aver garantito adeguate condizioni di sicurezza al volo 870) le cose potrebbero cambiare.  Come, signora Luisa?  "Un risarcimento, che rappresenterebbe l'occasione per vedere di nuovo l'Itavia fra le nuvole".  Quale tratte coprirebbe la nuova Itavia?  "Mi piacerebbe riattivare la Ancona-Roma, una linea importante per collegare lo scalo adriatico alla Capitale. Sa, oggi i treni impiegano troppo tempo per portarti a Roma: fra ritardi o lentezza dei convogli, quasi 4 ore!".  Primo volo Ancona-Roma?  "Sì, e dedicato a papà. Poi, non le nego che anche un Palermo-NY...".  Chi era Aldo Davanzali?  "Un imprenditore dinamico e che aveva saputo vedere lontano. Aveva investito in ali, ma anche in infrastrutture, lanciando l'aeroporto di Lamezia Terme e riqualificando Orio al Serio (Bergamo, base aeronautica nella Seconda Guerra Mondiale, ndr). Rilevò l'Itavia dall'imprenditore Giovan Battista Caracciolo e, negli Anni Settanta, ne fece una Compagnia competitiva, fra le prime ad esempio a proporre i voli charter. Cos'era l'Itavia? Forse una Ryan Air di quarant'anni fa".  Ancona conosce la storia dell'Itavia?  "La Camera di Commercio ci ha rilasciato un attestato di benemerenza dedicato ad Aldo. Ho chiesto alla Regione Marche di poter apporre una targa commemorativa al Raffaello Sanzio. Ma con le elezioni di maggio la giunta è cambiata e non so se l'istanza verrà presa ancora in considerazione".  In che rapporti è con l'Associazione familiari delle vittime?  "Le relazioni furono ottime sin dai primi giorni seguenti la tragedia del 27 giugno, quando papà volle incontrare i parenti dei passeggeri del DC9. C'ero anche io. Stessa cosa dicasi per i dipendenti: sono stati molto vicini alla mia famiglia. Antonio Bovolato, presidente dell'Associazione Noi dell'Itavia, ha raccolto negli anni un vasto patrimonio documentaristico sulla Società e sulla tragedia, ora online".  Al di là delle sentenze, quale idea si è fatta di Ustica?   "Mi attengo a quanto stabilito dalla magistratura: un missile. Il problema è che forse non sapremo mai da chi fu lanciato. D'altronde, una battaglia aerea nei cieli italiani in tempo di pace, un volo civile abbattuto e ottantuno morti non sono cosa da poco".  O forse no, a meno che, perdonateci l'ardire e la frecciatina finale, quel missile non si fosse staccato dall'ala di un Mikoyan-Gurevich (MiG) dell'aviazione di Tripoli. Già, forse avremmo avuto un volto e un grado di... Colonnello. di Marco Petrelli @marco_petrelli

Domani sera su Canale 5 A Matrix il documentario francese su Ustica

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