Coronavirus, Ricolfi: "Se ci fermiamo ora recessione, altrimenti sarà la catastrofe"
Luca Ricolfi ha analizzato i dati delle simulazioni fatte per la Fondazione David Hume su contagi e morti da Coronavirus e i risultati sono sconcertanti: "Se ci fermiamo per un paio di mesi e ci occupiamo solo di salvare la pelle, forse potremmo uscirne con una semplice recessione, più o meno come nel 2008. Se invece ci intestardiamo a far ripartire l'economia subito, e questo aiuterebbe la circolazione del virus, potrebbe essere la catastrofe" Il sociologo, ordinario di Analisi dei dati all'Università di Torino, in una intervista a ItaliaOggi dice che è decisiva una politica rigorosa di contenimento, in tal senso "le attività dovrebbero essere poste sistematicamente in folle, o meglio al regime di giri minimo necessario per la sopravvivenza fisica della popolazione".
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Ricolfi ha calcolato che con questi trend di contagio e di morte si possa arrivare anche a 2-300 mila decessi.: "Il calcolo si basa su due parametri, uno (relativamente) noto e l' altro ipotetico. Il parametro noto è che, su 100 infetti, ne muoiono 2 o 3. Questo dato, da solo, ci dice che, ove avessimo 8 milioni di infetti (come in una comune influenza), il numero di morti sarebbe compreso fra 160 e 240 mila. Il parametro ipotetico è invece il tasso di propagazione del virus, che dipende da tanti fattori e al momento non è noto, ma a mio parere è nettamente superiore a 2 o a 2.5 contagiati per ogni infettato". E ancora, "le simulazioni mostrano che, se si vogliono generare serie storiche compatibili con la dinamica di quelle osservate, si è costretti a ipotizzare un tasso di propagazione più alto di 2.5. Qualche esperto, come il professore Andrea Crisanti, virologo dell' Università di Padova, è arrivato a ipotizzare un tasso di 4 o 5 contagiati per infettato, che nelle simulazioni risulta più compatibile con i dati storici di un tasso di 2 o di 2.5. Ma il dramma è che, se il tasso di propagazione è davvero 4 o 5, e non si interviene con politiche di contenimento drastiche, il numero degli infettati non ci metterà molto ad arrivare a qualche milione, come accade con l' influenza stagionale".
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Quindi si schiera con Roberto Burioni: "Se anziché straparlare di numero eccessivo di tamponi il governo avesse seguito il saggio consiglio del virologo di moltiplicarli, prevedendoli per chiunque abbia anche solo 37 gradi e mezzo di febbre, oggi la progressione del contagio sarebbe sensibilmente più lenta, e avremmo qualche speranza di fermarlo".