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Coronavirus, Amuchina e altri disinfettanti fatti in casa: boom di intossicazioni, allarme al Niguarda

Claudia Osmetti
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Sull' Amuchina concentrata c' è scritto chiaro: tenere fuori dalla portata dei bambini.
Sarà un disinfettante, sarà l' oro trasparente di questi giorni, sarà pure che ormai non riusciamo più a farne a meno (almeno psicologicamente): ma non è il caso di abusarne o di usarla in maniera impropria. Quella diluita che macera 15 minuti nell' acqua per sterilizzare frutta e verdura, a esempio: meglio evitare di respirarla a pieni polmoni. Da quando in Lombardia è scoppiata l' emergenza Coronavirus sono aumentate persino le intossicazioni. O meglio, le domande di aiuto per le intossicazioni. Lo dice il Centro antiveleni dell' ospedale Niguarda di Milano: in città, da un paio di settimane, le richieste di consulenza con questa specifica causale ("intossicazione da disinfettanti") sono lievitate del 65%. Quelle che riguardano i bimbi più piccini, con meno di cinque anni, addirittura del 135%. Pensiamo di proteggerci dal contagio, agiamo in totale buonafede, e ci ritroviamo a fare i conti con altri dottori.


Tuttavia precisiamo: le misure precauzionali sono sacrosante. Gel e disinfettanti al seguito. Nessuno dice di metterli al bando. Al contrario: avanti tutta, ma utilizziamoli correttamente. Leggiamo l' etichetta e non improvvisiamoci piccoli chimici che dosano l' etanolo nei fustini di plastica del super. Se non siamo ferrati in materia, rischiamo l' effetto opposto. Alla peggio, piuttosto che metterci in pericolo, conviene ancora il vecchio rimedio della nonna: acqua e sapone. «C' è chi, seguendo tutorial on-line e ricette fai da te, prepara miscele di sostanze non compatibili tra di loro», afferma la dottoressa Franca Davanzo del Niguarda. Ecco, non si fa.
«Chi imbeve le mascherine di disinfettante e poi le indossa, inalando un elevato dosaggio di sostanze chimiche«. Idem: no. «C' è anche chi, e sono purtroppo i casi più frequenti, riempie la casa di bottiglie di disinfettanti commerciali o preparati artigianalmente e li lascia, magari in bottigliette non etichettate, alla portata dei bambini».


Va bene la prevenzione, va benissimo la lotta (dura) a Covid-19, ma fermiamoci qui. Medici e ricercatori, in questi giorni, sono già sufficientemente impegnati.
«È per i bimbi che dobbiamo prestare la massima attenzione», continua Davanzo: «Sono loro che possono trovare in casa questi contenitori non custoditi e possono ingerirli accidentalmente». Una corsa al pronto soccorso, di questi tempi, è solo da scongiurare. Il Centro antiveleni del Niguarda ha un' esperienza di 50 anni alle spalle, i suoi dottori sanno perfettamente quello che dicono. E insomma, niente. Signori, tocca tenere gli occhi aperti due volte.
I consigli degli esperti sono quelli del buonsenso, ma forse è il caso di ricordarli: non lasciare prodotti in giro quando ci sono bambini per casa e, se proprio succede il disastro, contattare il Centro in questione prima di rivolgersi al 112.
Saranno i dipendenti del Niguarda a valutare la situazione e a capire come è meglio procedere. Se attivando l' ambulanza o meno.

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