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Coronavirus, Milano non guarisce: la discesa dei decessi è lontana, la tesi sul contagio

Un senzatetto a Milano

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La Lombardia resta la terra più martoriata. A cominciare dai morti, tornati ad aumentare: 280 decessi solo nelle ultime 24 ore (di cui 81 in provincia di Milano, nel Lazio per fare un confronto ce ne sono stati 284 dall'inizio dell'epidemia), 10.901 le vittime ufficiali da febbraio (su un totale di 20.465 in Italia). Anche dai calcoli del ricercatore dell' Ispi Matteo Villa sulle Terapie intensive, questa è la regione che sta svuotando più lentamente i posti letto riservati ai malati gravi: «Il 3 maggio, in Lombardia rischiano di esserci ancora più di 700 pazienti in Terapia intensiva, la stessa disponibilità che l'intero sistema ospedaliero regionale offriva prima dell'emergenza». Lo scrive oggi Repubblica.

 


È in questo quadro, che sabato la curva dei contagi di Milano ha ricominciato a crescere, viaggiando su livelli alti anche ieri: in tutta la provincia più 481 per un totale di 14.161 infettati sui 60.314 mila lombardi. In città, i nuovi positivi sono stati 296 (domenica erano 193) in più, per 5.857 casi certificati.  Gli ospedali sono meno in tensione di 15 giorni fa. Ma allora perché Milano non guarisce? Si chiede il quotdiano. "Il distanziamento sociale ha attenuato gli effetti - dice il direttore del dipartimento di malattie infettive dell' Istituto superiore di sanità Giovanni Rezza - ma la situazione non è del tutto sotto controllo perché possono esserci diverse catene di trasmissione del contagio e luoghi dove le misure non vengono completamente rispettate". Il direttore del dipartimento di malattie infettive dell' ospedale Sacco, Massimo Galli, la spiega così: "A Milano sono state chiuse in casa moltissime persone già contagiate e tra le mura domestiche si sta creando il problema di ulteriori infezioni. Può darsi che alcune abbiano fatto capolino fuori, nelle sortite consentite per lavoro, ma tanti sono rimasti in quarantena senza tenere a distanza i familiari".

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