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Coronavirus nelle acque nere, feci e contagio: lo studio a Milano, dalla rete idrica una drammatica minaccia

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Il progetto di cercare il coronavirus nelle acque “nere” di Milano (e in altre nove città della Lombardia) è partito un mese fa: le analisi dei campioni entreranno dal vivo da maggio. "È frutto di una collaborazione fra l’istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” e l’università Statale". Lo spiega Sara Castiglioni. a capo dell’unità di Biomarkers Ambientali del “Mario Negri”, in una intervista al Giorno. "Ci occupiamo di analisi chimiche di acque reflue urbane da anni, anche per stimare il consumo di droga. Da lì l’intenzione di utilizzare le nostre competenze per identificare la presenza del Sars-Cov2 nelle acque di scarico. I risultati del nostro studio serviranno a dare l’idea della reale dimensione dei contagi fra la popolazione, facendo emergere la quota degli asintomatici che, pur non avendo sintomi, eliminano il virus, lasciando tracce nelle acque reflue. Infatti il coronavirus può essere secreto anche per via fecale

 

 

Ci spiega il progetto? "L’obiettivo è portare avanti un’analisi che possa proseguire nel tempo per accertare non solo la presenza del coronavirus ma pure quali farmaci, anche sperimentali, siano stati utilizzati nel trattamento del Covid-19. A Milano abbiamo effettuato dei campionamenti, una volta alla settimana, da due depuratori che coprono il 90% della città. E sono in corso anche in altre città di tutta la regione. In totale saranno dieci, incluse quelle coinvolte di più dall’epidemia come Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi oltre all’aeroporto di Malpensa. Se l virus si può trasmettere con l’acqua potabile? Non sono una virologa ma sulla base delle evidenze attuali lo escludo".

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